“Se prendiamo l’Amleto come perno del corpus shakespeariano, Troilo viene dopo, e gli somiglia. È un testo difficile, problematico, sperimentale. Come nell’Amleto tutto è doppio, a cominciare dal suo protagonista principe e clown, tragico e comico, così nel Troilo tutto è bifronte, tutto si sdoppia. Dramma ‘dialettico’, o commedia ‘amara’, molto amara, addirittura dark, Troilo e Cressida si incentra sulla demoralizzazione degli eroi, sulla disintegrazione dei valori. Domina un sentimento di corruzione, di marciume – altro che in Danimarca! Qui ci sono eroi arrivati a uno stadio di degenerazione quasi teppistica. Ci sono amanti, il cui amore si liquefa in una lubrica promiscuità. Le virtù positive della fedeltà e della devozione si putrefanno, i valori si degradano. […] In immediata apertura, del resto, il Prologo in armi avanza per dire agli spettatori che si mettano a proprio agio, e si dispongano all’inquietante verità che in guerra il male e il bene si confondono. L’etica è il primo danno collaterale della guerra, il primo valore a perdersi. Di seguito periscono l’amore, l’onore, la speranza. In guerra la forza travolge il diritto, il potere si confonde con il volere, il volere con l’appetito, e l’appetito, ‘lupo universale’, di tutto farà preda, fino a divorare se stesso.”