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Pio Filippani Ronconi
Zarathustra e il Mazdeismo
Irradiazioni
Pag. 384 Formato: 13,5 x 21 cm. Anno: 2007 ISBN: 978-88-7310-021-8
€. 28.00 €. 26.60 (-5%)
La "leggenda di Zarathustra" si inquadra in una geografia puramente psicologica ove l'elemento fisico è simbolo di una condizione spirituale dell'essere. L'uomo che si renda consapevole di ciò inizia il viaggio verso la terra dei primordi, "lo spazio fatto luce", dove un giorno dura un anno ed è ignota la morte.
Scrive Filippani Ronconi, riferendosi a Zarathustra, che "La tradizione religiosa non poteva ammettere la nascita, o la rivelazione, del Profeta, in altro luogo sulla terra che un sito sacerrimo e puro, una specie di umbilicus mundi, ove gli archetipi divini immediatamente si riflettessero nella realtà terrena".
I contemporanei non possono comunque, più prosaicamente, fare a meno di notare che, forse non a caso, si tratta quasi della stessa area oggi coinvolta, dalla piana mesopotamica fino alle catene montuose dell’Afghanistan e oltre, in quella che, dal punto di vista geopolitico, si può certamente considerare come la più grave crisi politica e militare dopo la fine dell’ultimo conflitto mondiale. Ricordare l’antica, ma persistente, unità culturale e religiosa di quest’area non è più dunque solo un esercizio erudito per pochi storici e specialisti, bensì un dovere per chiunque voglia veramente comprendere sino in fondo le lontane origini, e le vere prospettive, dell’attuale confronto fra Oriente e Occidente.
Prefazione di Alessandro Grossato
Pio Filippani Ronconi ha dedicato molto tempo delle sue ricerche alla preparazione di questo studio sul Mazdeismo, qui descritto come ebbe a svilupparsi storicamente prima e dopo l’insegnamento di Zarathustra, la cui nascita sarebbe da porre intorno al 630 avanti Cristo. È un lavoro che, in un certo senso, corona una lunga vita di studi principalmente consacrata proprio al vasto intreccio storico e geografico di quelle numerose culture semitiche, indoeuropee, ed altre che furono prima racchiuse, e quindi unificate entro i confini di quello che è stato un tempo l’Iran. Un Iran assai efficacemente descritto dall’autore nella sua estensione storica e geografica più vasta e comprensiva possibile, dal deserto libico e dalla penisola anatolica, fino alle montagne e alle steppe dell’Asia Centrale. E che comunque egli ci prospetta in un’accezione più spirituale che strettamente territoriale, quindi ancor più vasta, secondo una prospettiva, sostanziata di “spazio e luce” per citare le sue parole, che quindi non può dimenticare le numerose terre e altre località imaginali descritte dalla geografia sacra zoroastriana. Scrive Filippani Ronconi, riferendosi a Zarathustra, che “La tradizione religiosa non poteva ammettere la nascita, o la rivelazione, del Profeta, in altro luogo sulla terra che un sito sacerrimo e puro, una specie di umbilicus mundi, ove gli archetipi divini immediatamente si riflettessero nella realtà terrena.”
I contemporanei non possono comunque, più prosaicamente, fare a meno di notare che, forse non a caso, si tratta quasi della stessa area oggi coinvolta, dalla piana mesopotamica fino alle catene montuose dell’Afghanistan e oltre, in quella che, dal punto di vista geopolitico, si può certamente considerare come la più grave crisi politica e militare dopo la fine dell’ultimo conflitto mondiale.
Ricordare l’antica, ma persistente, unità culturale e religiosa di quest’area non è più dunque solo un esercizio erudito per pochi storici e specialisti, bensì un dovere per chiunque voglia veramente comprendere sino in fondo le lontane origini, e le vere prospettive, dell’attuale confronto fra Oriente e Occidente. Un confronto che sembra singolarmente ricalcare gli stessi percorsi geografici dell’impresa di Alessandro, ma questa volta senza gloria, perché sullo sfondo e col pretesto di valori assolutamente invertiti rispetto a quelli nobilissimi di allora.
Perché se è vero che l’avventura macedone in Iran contribuì probabilmente in modo decisivo, con l’incendio di Persepoli, alla distruzione di molti insostituibili archivi relativi alla religione mazdea, costituì comunque il momento più alto e intenso di confronto fra l’Europa e l’Asia, stabilendo un ponte che non verrà mai meno, testimoniato dalle tante leggende e romanzi su Alessandro scritti dall’India fino alle Isole Britanniche. E grazie al quale arriveranno fino a noi, continui, i rivoli fecondi della spiritualità prima iranica e poi persiana. Dal Mithraismo, qui ricordato a più riprese da Filippani Ronconi, alla gnosi manichea, dalle dottrine esoteriche alle pratiche iniziatiche di alcune importanti confraternite del Tasawwuf islamico.
L’autore ha trattenuto questo libro nel cassetto per molti anni, esitando a pubblicarlo, quasi emulo di Vritra, che trattenne presso di sé le acque cosmiche secondo l’antico mito vedico. In realtà certo frenato dalla consapevolezza da un lato della frammentarietà della documentazione testuale su questa importante religione, e dall’altro lato dalla persistenza, mai del tutto esaurita, delle controversie sussistenti fra i principali specialisti su diverse questioni-chiave, che restano ben lontane dall’aver trovato ancora una soddisfacente soluzione.
Il paradosso della ricerca sul Mazdeismo consiste nella certezza che abbiamo riguardo al ruolo estremamente importante ch’esso ha avuto nella storia delle religioni, e nei molti dubbi riguardanti proprio i momenti cruciali delle sue non poche fasi di transizione e trasformazione, che ne rendono estremamente difficile una soddisfacente ricostruzione complessiva e unitaria. Come ad esempio il ‘mistero’ del definitivo distacco verificatosi ad un certo punto dalla originaria tradizione spirituale vedica, demonizzata dal Mazdeismo, e che sopravviverà solo in India, trasformandosi più tardi nell’Induismo così come lo conosciamo oggi. Ma Filippani Ronconi si è sempre sforzato di superare simili obbiettive difficoltà con uno strumento in più, quello che gli è dato dalla profonda simpatia ed adesione intellettuale alle dottrine mazdee e ai loro prolungamenti, anche successivi all’islamizzazione delle genti iraniche. In particolare a quelli presenti nel Sufismo ed in altre branche considerate eterodosse dall’Islam, come nella corrente costituita dai seguaci della dottrina Išrāqī di Sohravardī. Sia pure in modo molto contenuto, tale approccio, sensibile alla continuità fra le religioni, si rileva e si apprezza molto anche in questo libro. In particolare nell’accennare, fin dalle primissime righe, quanto l’Islam Sciita, e non solo, sia stato erede, almeno in parte, dello Zorastrismo. È questo un merito importante, anche metodologico, che va riconosciuto più in generale a tutti gli scritti di Filippani Ronconi.
Come si è detto, l’ambizione dell’autore è stata quella di restituirci una visione del Mazdeismo che comprendesse anche la fase precedente alla venuta e all’insegnamento di Zarathustra. Inoltre il tutto è stato scrupolosamente inserito in una cornice ancora più vasta, nella quale vengono descritte sinteticamente le caratteristiche sia delle civiltà semitiche, e non solo, che precedettero la lenta penetrazione e quindi la violenta irruzione degli Indoeuropei, che le significative diversificazioni culturali e religiose all’interno di questi ultimi. Ne consegue uno scenario grandioso, nella cui descrizione entrano ampie parti dell’Asia Centrale, e il nord ovest del Subcontinente indiano. E il quadro risulta persino più vasto, con l’insistente accenno alle radici sciamaniche sia siberiane che boreali di taluni tratti significativi e fondamentali della spiritualità indoeuropea originaria.
Come, ad esempio, per quanto concerne la probabile lontana origine sciamanica del cosiddetto ‘stato di maga’, descritto in alcuni passi zarathustriani dell’Avestā, stato cui consegue la ‘visione’ spirituale e profetica. Ha scritto Gherardo Gnoli, citato da Filippani Ronconi a questo riguardo, che “L’esperienza del maga è la prova pratica della possibilità insita nella natura umana di accedere, durante questa vita, ad uno stato d’essere assolutamente libero dal determinismo, che condiziona l’ordine naturale”. Ci è quindi sembrata particolarmente interessante la disamina della natura dell’ambiguo, ma costante rapporto fra la storia culturale e religiosa dell’Iran nelle sue varie fasi, e la ‘matrice’ nomadica indoeuropea costituita principalmente dalle etnie di stirpe scitica e sarmatica.
Un rapporto che Filippani Ronconi vede soprattutto come distacco e presa di distanza da parte del Mazdeismo, e quindi di una netta differenziazione fra una cultura che resta nomadica e sciamanica, e quella dell’Iran che invece diventa stanziale, agricola e dedita allo sviluppo di una religione istituzionale su di una nuova base, che è più marcatamente etica. In effetti, il rapporto in questione non si è comunque mai veramente chiuso in modo definitivo. Come del resto dimostra la stessa figura di Zarathustra, del quale, anche se non ci è nota con certezza la terra natale, sappiamo per altro che predicò inizialmente proprio in queste aree di cerniera, e che il suo insegnamento, pur così astrattamente etico e metafisico, oltre che quasi del tutto avverso alla pratica dei riti, fu connotato dall’uso di una precisa simbologia sciamanica. Come quella inconfondibile dell’Albero solo, variante dell’Albero cosmico identificato dai Mazdei con il cipresso, che ritroviamo così suggestivamente descritta fin nelle primissime pagine da Pio Filippani Ronconi.
Ma è questo un argomento assai complesso, che richiederebbe la sinergia di tanti diversi specialisti, oltre agli iranisti propriamente detti. Ci sono comunque tanti altri spunti interessanti, sparsi in questa prima parte introduttiva del libro, come ad esempio il richiamo alla presenza fra Kazakhstan e Siberia dei proto-arii della civiltà detta di Andronovo, o la questione degli idronimi indiani nell’Asia Centrale, ed altri ancora, che certo meriterebbero tutti più ampi commenti e approfondimenti. E magari la ripresa di tante ricerche rimaste troppo a lungo sospese.
Come ricorda Filippani Ronconi nel Prologo (p. 3), la tradizione “pone l’apparizione di Zarathustra nella metà esatta dei dodici millenni (…) lungo i quali si sviluppa il Tempo cronologico (…) un tempo appartenente ad una metastorica, cioè alla proiezione liturgica delle varie tappe del rito mazdaico in una misura cronologica, abbracciante la storia dell’Umanità. Tempo che nasce e finisce nell’amplesso incommensurabile di un Tempo Infinito, lo Zrvan akaranò, l’Eone Illimitato.” Nel 2003 e nel 2004 è stato celebrato in molti paesi, sia orientali che occidentali, il trimillennario della nascita del Mazdeismo. In tale occasione è stata fra l’altro finalmente pubblicata in Italia, a cura di Arnaldo Alberti, la prima traduzione integrale nella nostra lingua del corpus dell’Avestā. Auguriamoci dunque che anche grazie al presente, prezioso studio di Pio Filippani Ronconi possa avviarsi nel nostro paese una ripresa di interesse e considerazione per la civiltà e la spiritualità millenaria dell’Iran, destinata a durare assieme a tutte le altre nobili realtà dello Spirito, nell’Eone Illimitato e oltre…
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