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Sankara
Svetasvatara Upanisad
AshramVidya
Pag. 356 Formato: 15 x 21 cm. Anno: 2007 ISBN: 978-88-85405-62-2
€. 18.00 €. 17.10 (-5%)
Ecco come Sankara, introducendo il testo della Svetasvatara Upanisad, definisce il carattere di queste Scritture, al di là di qualsiasi dubbio :
<< [...] la Conoscenza di Brahman che concede il Bene supremo è designata come Upanisad perché frantuma e distrugge l'avidya o l'ignoranza e i semi del samsara in quei ricercatori della Liberazione i quali, avendo perduto ogni sete per per gli oggetti veduti sulla terra o di cui hanno udito come esistenti in cielo, ricercano questa Conoscenza con totale fermezza e devozione.>> (in Aparoksanubhti, Ed Asram Vidya)
Cosa, dunque, è necessario sapere? << Mio caro, tutti questi esseri hanno l'Essere puro per fonte, hanno l'Essere come dimora e hanno l'Essere come fondamento.>> (Chandogya Up. VI,viii, 4)
<> (Chandogya Up. VI, viii, 7)
Realizzare questa perfetta verità non comporta sacrifici, oblazioni o complicati rituali, ma quello spirito di perfetta rinuncia, di distacco, di pura contemplazione, che conduce alla gioia senza oggetto, alla Consapevolezza del Sé imperituro, oltre ogni guadagno terreno e ultraterreno, oltre il mondo degli uomini, dei Mani e degli Dei.
<< Il grande Sé increato, che si identifica con la mente e con il centro delle facoltà, riposa nello spazio all'interno del cuore. E' l'Ordinatore Interno di tutto ciò che esiste, il Signore e il Regolatore di tutto. Non cresce mediante le buone azioni e non è sminuito dalle cattive. E' il Signore di tutti gli esseri, l'Ordinatore di tutti gli esseri, il Protettore di tutti gli esseri. E' la diga che trattiene i mondi dal precipitare nel caos. I Brahmani cercano di conoscerlo attraverso lo studio dei Veda, i sacrifici, la carità e la rinuncia al godimento degli oggetti dei sensi. Colui che Lo conosce diviene saggio; i monaci, desiderando di conoscerlo in questa vita, abbandonano le loro case. Gli antichi saggi, infatti, non desideravano avere figli poiché pensavano:"Cosa ancora potremmo ottenere dai figli, se abbiamo realizzato il Sé già in questa vita". Così, è detto, essi rinunciarono al desiderio di prole, di ricchezze mondane e condussero vita da mendicanti. Poiché è il desiderio di figli che è anche desiderio di ricchezza, e questo è il desiderio di mondi, ma tutti questi non sono altro che bramosia. Questo Sé è Quello di cui è detto "Non questo, Non questo". Esso è impercettibile, poiché non può essere percepito; indistruttibile, poiché non può essere distrutto; inattaccabile, perché nulla lo può attaccare; libero, saldo, illeso. Come il saggio non può essere sopraffatto dai due pensieri: "ho fatto la cosa giusta; ho fatto la cosa sbagliata" poiché li sovrasta entrambi. Le cose compiute e quelle che ha omesso di fare non lo angustiano.
Ciò è espresso nell'inno che dice: "L'eterna gloria del conoscitore del Brahmam non cresce e non è sminuita dalle opere. Perciò si ricerchi di comprendere la natura di questo soltanto, poiché conoscendola non si è più macchiati da alcun peccato" Dunque colui che così conosca acquisti saldo controllo di sé, e calmo, raccolto in sé stesso, saldo e concentrato, comprenda il Sé nel suo stesso sé; così facendo egli perviene a vedere il Sé in tutto. Il Male non trionfa su di lui, ma egli trascende ogni male. Il male non lo mette in difficoltà, poiché egli consuma ogni male. Questi diviene senza peccato, senza forma, libero da ogni dubbio e vero conoscitore del Brahman. Questo è il mondo del Brahman, o re, e tu l'hai conquistato", concluse Yajnavalkya. E il re "Ti darò l'impero dei Videha, signore, e me stesso per poterti servire".>> (Brhadaranyaka Up. IV, 22-23)
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