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Gioacchino Da Fiore
Sull'Apocalisse
A cura di Andrea Tagliapietra
Feltrinelli
Pag. 416 Formato: 13 x 20 cm. Anno: 2018 ISBN: 978-88-0790224-6
€. 12.00 €. 11.40 (-5%)
Gioacchino – ha scritto Ernst Bloch – fu il primo a stabilire un tempo per la venuta del regno di Dio, per il regno del comunismo, e ad esigerne l’osservanza.
Ma la selva simbolica degli scritti gioachimiti si presta a molte interpretazioni.
Poeti come Dante e Yeats, pensatori come Montaigne, Hegel e Marx, romanzieri come George Sand e James Joyce hanno tratto ispirazione dal “pensar per figure” del grande mistico calabrese.
L’opera di Gioacchino da Fiore costituisce una monumentale impresa intellettuale che, muovendo dalle discipline tradizionali del pensiero cristiano – l’esegesi e la teologia –, giunge a una nuova visione del mondo, e quindi ad un’autentica e rivoluzionaria filosofia.
Questo libro contiene una chiara ed esauriente introduzione al pensiero e all’opera di Gioacchino ed è la prima traduzione per intero di un suo scritto, sospeso come un ponte fra una doppia apocalisse: ora affresco della fine del tempo, ora verbale della fine del racconto.
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Scheda dell'autore: Gioacchino Da Fiore
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informazioni sull'Autore: Gioacchino Da Fiore
Gioacchino da Fiore (Celico, 1130 circa – Pietrafitta, 30 marzo 1202) è stato un abate, teologo e scrittore italiano, già venerato come beato dalla Chiesa cattolica (da parte dei florensi e dei gesuiti Bollandisti).Le condizioni economiche della famiglia di Gioacchino erano agiate, il padre Mauro infatti era tabulario o notaio. In passato si era ritenuto che la famiglia avesse origini ebraiche, forse per spiegare l'atteggiamento benevolo di Gioacchino nei confronti dell'Ebraismo. Gioacchino nacque a Celico, la casa natale[1] viene collocata storicamente dove sorge attualmente la Chiesa dell'Assunta, edificata sicuramente prima del 1421 sul perimetro della casa natale dell'Abate Gioacchino. Ricevette le prime nozioni di educazione scolastica nella vicina Cosenza. Ben presto fu mandato dal padre a lavorare, sempre a Cosenza, presso l'ufficio del Giustiziere della Calabria. A causa di contrasti insorti sul posto di lavoro, andò a lavorare presso i Tribunali di Cosenza. In seguito il padre riuscì a fargli ottenere un posto presso la Corte normanna a Palermo, dove lavorò prima a diretto contatto con il capo della zecca, con i Notai Santoro e Pellegrino ed infine presso il Cancelliere di Palermo l'Arcivescovo Stefano di Perche. Entrato in disaccordo anche con Stefano si allontanò definitivamente dalla Corte Reale di Palermo per compiere un viaggio in Terrasanta.
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