Il pensiero di
Christopher Lasch è ancora tutto da studiare e scoprire.
Christopher Lasch nasce in Nebraska nel 1932, figlio di un giornalista e di una docente universitaria. Una famiglia colta e liberal. Negli anni Cinquanta studia storia nelle università di Harvard (dove si laurea, 1954), Colombia (dove consegue il PhD, 1959). Negli anni Sessanta insegna la sua materia nelle università di Chicago, Iowa e Northwestern, e infine a Rochester (1970). Nel 1985 diviene "chair" del "Rochester Department of History". Muore di cancro nel 1994, all'età di sessantuno anni.
Lasch è autore di dieci libri. Tre sono i principali filoni della sua ricerca.
la critica politica della sinistra liberal americana: l' "agonia" della sinistra americana sarebbe causata dal fatto di aver scambiato la libertà, come partecipazione politica attiva, con la libertà, come "erogazione burocratica" dall'alto di diritti civili e servizi sociali.
La critica culturale della società americana degli anni Ottanta e Novanta: la trasformazione tardocapitalistica della famiglia in un'unità, non tanto di produzione quanto di consumo esasperato; dove associa lo sviluppo di un individualismo di tipo narcisistico alla nascita di una società completamente burocratizzata, che attraverso il welfare asserve l'individuo, la fuga dalla politica, tipica degli anni Ottanta, alla riluttanza dal parte dell' "individuo narciso", studiato nel libro precedente, ad assumersi qualsiasi responsabilità. E a dissimulare questo rifiuto ricorrendo all 'ironia nichilista.
la critica dell' idea di progresso nei suoi risvolti filosofici politici sociali e culturali.
Le conclusioni di Lasch sono piuttosto amare e paradossali, per uno studioso, che comunque si definiva a pieno titolo un figlio dei "lumi" e della modernità. A suo avviso l'errore dei liberal americani, e più in generale di certo progressismo riformista, o welfarista, restava quello di credere nella crescita economica infinita del capitalismo e nella possibilità di poter curare lo spirito di ogni uomo, ferito dal materialismo capitalistico, con dosi ancora più massicce di materialismo pubblico e privato. Lasch parlava di "errore", dunque di qualcosa che forse dodici anni fa anni si poteva ancora correggere. Ma oggi si può ancora credere in un liberalismo riformista anticapitalistico? E' veramente un peccato che Lasch non possa più rispondere a questa domanda.
(approfondimento)