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Rolle R.
L'incendio d'Amore
Il Leone Verde
Pag. 176 Formato: 12,5 x 20 cm. Anno: 1999 ISBN: 978-88-87139-14-3
€. 13.43 €. 12.76 (-5%)
Tra i testi più letti del misticismo medievale inglese, l’Incendio d’amore non mancherà certo di affascinare anche il lettore italiano. Dalla celebre pagina iniziale, dove subito l’autore racconta la sua esperienza di calore spirituale, alle numerose poesie mistiche, ai consigli concreti per percorrere la via dello spirito, innumerevoli sono i percorsi di questo prezioso testo, che (come una voluta gotica) sempre ritorna su se stesso e sull’argomento principale: la charis come fuoco d’amore divino. Opera scorrevole come poche altre di questa letteratura, l’Incendio d’amore potrà essere per tanti la porta d’ingresso ai primi gradini della vita spirituale.
Dall'Introduzione Pochi testi di mistica hanno un inizio fulgido e sfolgorante quanto l’Incendium amoris di Richard Rolle, in tutto degno del pregnante titolo dell’opera. Con questa pagina (frequentemente citata) l’autore ci presenta subito - oseremmo dire quasi con violenza - la sua esperienza di “calore spirituale”. E' un’esperienza ben nota alle pratiche ascetiche di più civiltà tradizionali: in ambito occidentale, peraltro, l’argomento è toccato quasi solo dall’alchimia (e quindi in modi di necessità criptici): nel mondo cristiano l’esperienza è sovente sottaciuta, o allusa solo tramite simboli (come quello del Sacro Cuore fiammeggiante) - anche se è vero che il primo Cristianesimo ha lasciato interessanti tracce in questa direzione: tracce che purtroppo sono state, da un certo punto in avanti, lette secondo un’adulterante mentalità “poetico-letteraria”, capace di estinguere (è il caso di dirlo) ogni fuoco. Basterà ricordare a questo proposito il “battesimo di fuoco” dei Vangeli e l’apparizione pentecostale dello Spirito Santo in forma ignea: “Chi è presso di me è presso al fuoco” recita anche un antico agrafon del Cristo. Che si tratti di una realtà sottile ce lo insegnano questi due brevi fatti dei Padri del deserto : “Un fratello si recò alla cella dell’abate Arsenio a Scete. Guardò per la finestra e scorse l’anziano che era tutto una fiamma. Il fratello era degno di vedere un simile spettacolo. Bussò; l’anziano uscì e, notando l’aria del fratello, gli domandò: «E' da molto tempo che bussi? Hai notato nulla?». «No», rispose. E dopo averlo trattenuto con sé, l’anziano lo congedò.” “L’abate Lot si recò presso l’abate Giuseppe e gli disse: «Abba, mi sono fatto una piccola regola proporzionata alle mie forze: un piccolo digiuno, una piccola meditazione, un breve riposo; e mi applico come meglio posso a liberarmi dei miei pensieri. Che altro debbo fare?». Il vecchio si levò ritto, tese le mani verso il cielo, dalle sue dita scaturirono fiamme. Disse: «Se lo vuoi, puoi divenire tutt’intero come fuoco».” Un merito innegabile dell’Incendium amoris è quindi il proporre in un’epoca già tendente alla “letteratura” l’insopprimibile valenza reale del fuoco della charis: non solo puro espediente retorico-devozionale, ma privilegiata manifestazione sottile del Divino. Il fatto poi che questo testo abbia goduto ai tempi suoi di un successo incontrastato, rende ancor più doverosa questa sua apparizione in italiano.
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