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Cristina Campo
Lettere a Mita
Adelphi
Pag. 404 Formato: 14 x 22 cm. Anno: 1999 ISBN: 978-88-459-1494-2
€. 24.00 €. 22.80 (-5%)
Ha ventidue anni Margherita Pieracci – la Mita a cui sono indirizzate queste lettere – allorché, nel novembre del 1952, chiede a Vittoria Guerrini, che ne ha allora ventinove – e che adotterà poi, fra gli altri, lo pseudonimo di Cristina Campo –, di poterla incontrare per parlare con lei di La pesanteur et la grâce, dalla cui lettura è uscita profondamente turbata. Comincia così, sotto il segno e nel nome di Simone Weil, un’amicizia che avrà fine solo con la morte di Vittoria, ventiquattro anni dopo, e si nutrirà, nei lunghi periodi durante i quali le due amiche saranno separate, di uno scambio epistolare affettuoso e costante.
Le duecentoquaranta lettere scritte a Mita fra il 1956 e il 1977, che vengono presentate qui con la cura appassionata della stessa Margherita Pieracci, offrono ai lettori della Campo una cornice in cui inscrivere le poesie e i saggi che videro la luce in quegli anni (anni sui quali aprono spiragli di un fulgore talvolta crudele, che riduce le
cose, secondo le parole di John Donne, «a coraggiosa chiarezza»). Al contempo, tuttavia, sono un’opera compiuta in se stessa, e di straordinaria qualità letteraria.
Mai come nelle lettere la scrittura della Campo riesce a esprimere una gamma così mutevole e cangiante di intonazioni e di sfumature: se in certi momenti può farsi cullante, e quasi incantatoria, in altri è sferzante, aspra, risentita; ma sempre, in esse, la profondità di un pensiero la cui densità risplende in limpidissime gemme anche quando sembra limitarsi a suggerire la lettura di un libro o a formulare un giudizio, e la ricerca instancabile della verità e della bellezza, ma pure lo sgomento e il dolore, e persino l’angoscia, si fanno parola poetica...
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Scheda dell'autore: Cristina Campo
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informazioni sull'Autore: Cristina Campo
Vittoria Guerrini, in arte Cristina Campo (Bologna 1923, Roma 1977), ormai riconosciuta come una delle voci poetiche più alte del novecento, è stata straordinaria ed originale interprete della più profonda spiritualità insita nella letteratura europea. Appassionata studiosa di Hofmannsthal, rivisitò il mondo misterioso delle fiabe svelandone le trascendenti simbologie. Fu traduttrice e critica di originale metodologia, enucleando dalle opere letterarie l’idea del destino e il dominio della legge di necessità sulle vicende umane che l’arte esprime in una aurea di bellezza. Apppartenne al ristretto nucleo di intellettuali che avviarono l’introduzione di Simone Weil in Italia. Negli anni cinquanta maturò la sua prima formazione nella Firenze dei grandi poeti del tempo ove conobbe Gianfranco Draghi che la indusse a pubblicare i suoi primi saggi su “ La Posta Letteraria del Corriere dell’Adda e del Ticino”.Dal ’56 si trasferì per sempre a Roma. Studiosa di spessore leopardiano, stabilì intensi sodalizi umani e spirituali e innumerevoli frequentazioni di grandissimo rilievo, basti menzionare: Luzi, Traverso, Turoldo, Bigongiari, Merini, Bemporad, Bazlen, Dalmati, Pound, Montale, Williams, Pieracci Harwell, Malaparte, Silone, Monicelli e Scheiwiller. Tra i filosofi ricordiamo Elémire Zolla, Andrea Emo, Lanzo del Vasto, Maria Zambrano, Danilo Dolci che sostenne nei momenti difficili, ed Ernst Bernhard che le fece conoscere il pensiero di Jung, di cui era stato allievo. Fu consulente editoriale, scrisse su importantissime riviste e studiò l’esicasmo, la mistica occidentale ed orientale, i grandi classici e i poeti di ogni tempo.La sua “metafisica della bellezza” la indusse a una controversa e profonda riflessione sulla liturgia, ritenendo la sacralità dei riti e la comprensione del valore della trascendenza efficaci difese dalla minaccia della despiritualizzazione del mondo incombente sulla modernità che secondo la Campo, in una certa misura, è disattenta alla bellezza ed esposta alla vanificazione delle intenzioni. L’architettura culturale e spirituale dell’universo campiano si desume anche dai tanti e ricchi epistolari. In particolare dalle “Lettere a Mita” (la scrittrice Margherita Pieracci Harwell), uno degli epistolari più affabulanti di tutta la letteratura italiana, è infatti possibile ricostruire la storia di un’anima che palpita per l’incanto e la tragedia della vita. Vita che per la Campo è teatro della sfida al destino condotta dalla poesia e dal sacro.
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