Michail Bakunin, rivoluzionario russo, teorico dell'anarchismo, nasce nel 1814 nel villaggio di Prjamuchino, Tver. Di famiglia nobile, frequentò l'accademia militare di San Pietroburgo. Dopo aver rinunciato alla carriera nell'esercito, studiò a Mosca e nella capitale, entrando in contatto con i circoli degli intellettuali postdecabristi. Abbandonata la Russia si recò in Europa: a Berlino approfondì lo studio della filosofia di Hegel accostandosi alla corrente della sinistra hegeliana; a Parigi, tra il 1844 e il 1847, incontrò Pierre-Joseph Proudhon, dal cui pensiero antiautoritario fu influenzato, e Karl Marx. Dopo aver preso parte alle rivoluzioni parigine del 1848 e all'insurrezione di Dresda del 1849, Bakunin da Lipsia diffuse l'Appello agli slavi, in cui esponeva la teoria di una rivoluzione slava quale fulcro di una rivoluzione europea. Arrestato, venne consegnato alle autorità russe nel 1851. Deportato in Siberia, dopo dieci anni di prigionia riuscì a fuggire e riparò a Londra, allora rifugio di rivoluzionari provenienti da tutta Europa, dove entrò in contatto, tra gli altri, con Mazzini e Garibaldi. Il fallimento della rivoluzione polacca del 1863 lo convinse dell'impossibilità di attuare una rivolta dei popoli slavi. Si trasferì in Italia, dove strinse rapporti con uomini di diversa formazione politica, quali Andrea Costa, Carlo Cafiero, Errico Malatesta. Nel 1868 fondò in Italia l'Alleanza della democrazia socialista; si recò a Ginevra e aderì all'Associazione internazionale dei lavoratori (Prima Internazionale), al cui interno scoppiarono violenti contrasti tra anarchici e marxisti, date le profonde differenze tra le due dottrine.Bakunin, come Marx, aveva l'obiettivo di abbattere l'ordine politico esistente per creare una società collettivistica e priva di classi; secondo la sua concezione politica, però, la rivoluzione doveva essere condotta non dal proletariato industriale, nel quale Marx scorgeva il protagonista del processo rivoluzionario, ma dagli esclusi, in particolare dai contadini senza terra. Bakunin, inoltre, intendeva la rivoluzione come una sollevazione dei poveri e rifiutava l'organizzazione politica delle classi rivoluzionarie, proposta da Marx. Egli, infine, negava l'autorità dello stato, in quanto limite alla libertà dell'individuo, e scorgeva nella dittatura del proletariato, caposaldo della teoria marxista, una nuova forma di oppressione: a questa contrapponeva un federalismo libertario di nuclei associati sul piano locale, regionale e mondiale. Il bakuninismo si diffuse nei paesi più arretrati dal punto di vista sociale, dove le masse popolari erano sensibili a un'idea di rivoluzione intesa come ribellione spontanea. Il contrasto tra Marx e Bakunin portò, durante il congresso dell'Internazionale dell'Aia nel 1872, alla rottura tra marxisti e anarchici (che furono espulsi e si riunirono separatamente in Svizzera), preludio al formale scioglimento della Prima Internazionale (1876). Dopo la partecipazione al tentativo insurrezionale di anarchici e repubblicani a Imola (Bologna), nel 1874, il rivoluzionario russo fuggì in Svizzera, dove trascorse gli ultimi anni di vita oppresso da difficoltà economiche.