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Alexandra David-Néel
Immortalità e reincarnazione
Ecig
Pag. 130 ISBN: 978-88-7545-754-9
€. 9.81 €. 9.32 (-5%)
«L'idea di cessare di vivere - scrive l'Autrice - è odiosa e terribilmente dolorosa per tutti; infatti per basse che siano le collocazioni nella scala degli esseri viventi, essi con tutte le forze cercano di esistere il più a lungo possibile, indefinitamente e per sempre. Il problema dell'eternità è intimamente legato a quello dell'Io». Immortalità e reincarnazione è uno dei testi fondamentali di Alexandra David Neel; il saggio è dedicato alle ipotesi e alle credenze sull'aldilà, alle pratiche magiche, ai rituali, al culto dei morti, ai paradisi e agli inferni, ai viaggi nell'oltretomba della tradizione religiosa indiana, tibetana e cinese. In esso sono trattate alcune delle tematiche basilari della letteratura e della filosofìa orientale: dal Libro tibetano dei morti alle leggende e ai miti, dalla sapienza dei filosofi alle superstizioni popolari, dai racconti della tradizione all'esperienza personale dell'Autrice.
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Scheda dell'autore: Alexandra David-Néel
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informazioni sull'Autore: Alexandra David-Néel
Alexandra David-Néel nacque a Parigi il 24 ottobre 1868. Appassionata sin dalla primissima infanzia di libri di fantascienza decise sin da allora che la sua vita sarebbe diventata ancora più interessante di quella dei suoi eroi. Il suo senso dell’avventura la spinse a scappare da casa più volte anche durante l’adolescenza, ma fu sempre riportata in famiglia dopo mille peripezie in tutta Europa. Pur essendo un soprano promettente preferì gli studi esoterici al bel canto e nel 1888 si trasferì a Londra dove studiò presso la Società della Gnosi Suprema. Lì conobbe Madame Blavatsky, la fondatrice della Società Teosofica, le cui idee la condizionarono in modo particolare. Nel 1889 ritornò a Bruxelles per riprendere i suoi studi di musica e poi a Parigi alla Sorbona, dove aderì a idee politiche radicali e perseguì il culto esoterico promosso da Sri Ananda Saraswati. Lo stesso anno partì per Ceylon e l’India dove si unì ai Teosofi, diretti allora da Annie Besant, sotto la cui guida studiò il sanscrito.Ebbe contatto con alcuni dei maggiori maestri indiani, ma fu costretta a ritornare a Bruxelles per mancanza di fondi. Nel 1911 ripartì per l’India dove fu tenuta d’occhio dalla polizia per il suo comportamento eccentrico e per le idee estremiste. Prese parte a riti tantrici e perfezionò il sanscrito al punto da ottenere in loco un dottorato in filosofia.Nel 1912 giunse finalmente nel Sikkim dove rimase affascinata dai monasteri locali e dove decise immediatamente di approfondire i suoi studi buddisti. Qui incontrò il principe Sidkeong, che divenne un’importante figura nella sua vita, e l’allora Dalai Lama in esilio, che la spinse a imparare il tibetano. Grazie al suo rapido perfezionamento di tale lingua poté diventare ben presto allieva del grande eremita Gomchen che la iniziò alla telepatia e a pratiche esoteriche quali la respirazione tumo, che consente di sviluppare un grande calore corporeo anche in climi estremi.Nel 1914 incontrò un giovane lama, Aphur Yongden, che divenne suo figlio adottivo e con il quale sviluppò uno dei più forti legami della sua vita.Con il figlio provò ripetutamente a penetrare in Tibet, con il risultato di farsi cacciare dal Sikkim nel 1916 e decisero di tentare un difficile viaggio attraverso la Cina, il deserto di Gobi e la Mongolia. Vennero più volte attaccati dai banditi prima di raggiungere il monastero di Kum Bum dove finalmente sostarono per tre anni. Fu in quel periodo che Alexandra riuscì a creare un tulpa, un fantasma prodotto dall’intensa concentrazione e pratica di riti mistici molto particolari. Il fantasma inizialmente prese la forma sempre più consistente di un monaco e finì con accompagnarla nei suoi viaggi quasi come un essere umano normale. Dopo un certo periodo però l’aspetto del tulpa cambiò da quello di un monaco gioviale a una presenza sinistra che le creò enormi problemi fino a quando decise di liberarsene, impresa che le costò sei mesi di concentrazione mentale estrema e molte altre difficoltà.Nel 1921 Alexandra e Yongden travestiti da mendicanti intrapresero il loro viaggio verso il Tibet e in particolare la sacra città di Lhasa. Il viaggio fu un’epopea durata tre anni, durante i quali dovettero spesso cambiare rotta e piani a causa di banditi, animali feroci, e anche della chiusura totale del Tibet agli occidentali. Durante il percorso incontrarono mistici e personaggi di tutti i tipi tra cui i corridori lung-gom, che grazie a pratiche di meditazione e concentrazione riescono a muoversi a velocità immaginabili per gli esseri umani normali. A Lhasa rimasero in incognito per tre mesi e poi ripartirono inosservati. Nel 1955 Yongden morì lasciandola profondamente scossa e addolorata. Nello stupore generale all’età di 100 anni si fece rinnovare il passaporto per poter continuare a viaggiare. Fino alla sua morte l’anno successivo non smise mai di scrivere o tenere conferenze ed ottenne grandi riconoscimenti sia in Francia sia all’estero, e fu dichiarata ufficialmente lama proprio in Tibet.
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