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Ibn 'Arabi
Il mistero dei Custodi del mondo
Il Leone Verde
Pag. 102 Formato: 14 x 21 cm. Anno: 2001 ISBN: 978-88-87139-33-4
€. 11.50 €. 10.92 (-5%)
Nel Sufismo si parla spesso di santi misteriosi, santi apotropaici, figure di uomini le cui funzioni spirituali sono celate a tutti, salvo a coloro che popolano il cosiddetto “Consiglio dei santi”, presieduto dal Polo e dai suoi due Ausiliari. È di questi ultimi che si occupa il nostro breve ma intenso testo. Si tratta di una gerarchia esoterica di santi protettori, veri e propri guardiani della luce e custodi della saggezza e della religione immutabile, la cui azione si svolge in modo puramente spirituale e la cui sede inaccessibile si situa nel cosiddetto “mondo immaginale”, il luogo dove i corpi si spiritualizzano e gli spiriti assumono forme corporee. Benché l’autore faccia riferimento ai mandatari islamici di queste funzioni, non è difficile scorgere dietro le sue parole, anche una velata allusione ai veri rappresentanti della Tradizione primordiale che risiedono nel Centro Supremo del nostro mondo, centro a cui sono stati dati numerosi nomi simbolici quali “Terra dei Viventi”, “Terra dei Beati”, “Isola Bianca”, “Terra dei Santi”, “Terra d’Immortalità”, e molti altri ancora.
Dall'Introduzione Il Libro della Dimora spirituale del Polo, in arabo Kitâb manzil al-qutb, è un breve trattato di Ibn ‘Arabî (m. 1240) che fa parte della raccolta intitolata Rasâ’il Ibn ‘Arabî: si presenta come un testo piuttosto conciso (consta infatti di sole 18 pagine, nell’edizione, ormai classica, stampata a Hayderabad). Tale brevità si accompagna inoltre, a una presentazione della tematica dottrinale, per così dire, in medias res, perciò il testo risulterebbe di difficile comprensione per il lettore che non avesse già conoscenza del contesto spirituale specifico in cui si colloca l’opera, da un lato, e non avesse precedente esperienza degli scritti e del linguaggio di Ibn ‘Arabî, dall’altro. Dal punto di vista dottrinale, infatti, molto non solo non viene precisato, bensì neppure detto; molte nozioni, anche di imprescindibile importanza, sono date per scontate, come la perenne presenza, nel mondo, di una gerarchia esoterica di Santi, stabilmente strutturata (per quanto non secondo una modalità esteriore e materiale), e ancora la dottrina dell’Uomo Universale (al-insân al-kâmil) e la sua stretta connessione alle figure califfale e polare. Manca persino una presentazione in linea generale delle figure spirituali che sono l’oggetto stesso del testo, vale a dire il Polo e le due Guide (i due Imâm) che lo fiancheggiano come suoi ministri. La notevole concisione del testo originale richiede pertanto un’illustrazione, se non altro per sommi capi, del quadro di riferimento dottrinale in cui l’opera si colloca; nel fare ciò, ci si è proposti di cogliere innanzi tutto gli spunti offerti dal trattato stesso, quanto ai grandi temi di valore iniziatico che vi sono implicati, e si è cercato di chiarirli facendo ricorso il più possibile ad altri scritti del medesimo Autore, maggiormente espliciti o completi, a partire, in primo luogo, dalle grandiose e capitali Futûhât al-makkiyya.
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Scheda dell'autore: Ibn 'Arabi
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informazioni sull'Autore: Ibn 'Arabi
Abu Bakr Muhammad Ibn 'Ali, più noto con il nome di Ibn 'Arabi, nacque a Murcia, in Andalusia, nel 1165. Di famiglia nobile e ricca, ebbe un'istruzione di prim'ordine con rinomati maestri di storia, letteratura, poesia, diritto, lettura coranica e tradizioni profetiche. Tra i suoi parenti vi erano asceti e visionari, e Ibn 'Arabi trascorse infanzia e adolescenza in un clima di intensa religiosità di cui peraltro non subì troppo il fascino, dal momento che almeno inizialmente predilesse gli studi e gli svaghi mondani. Verso i vent'anni, però, le esortazioni della sposa Mariam e l'esperienza di una malattia che lo ridusse in punto di morte lo portarono a un mutamento radicale. Ne fu testimone d'eccezione il filosofo aristotelico Averroè: il quale, informato dei doni spirituali concessi a Ibn 'Arabi, volle incontrarlo, rimanendone ammirato. Così Ibn 'Arabi entrò nella vita mistica facendo professione di sufismo. Ibn 'Arabi è autore di un centinaio di opere, la maggior parte delle quali non sono mai state edite in Europa, e tantomeno tradotte in lingue europee.
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