DISPONIBILE
|
Giuseppe A. Spadaro
Il “Caso” Borromini
RICOSTRUITO PER IDENTIFICAZIONE
Mediterranee
Pag. 224 Formato: 17 x 24 cm. Anno: 1993 ISBN: 978-88-272-0161-9
€. 15.49 €. 14.72 (-5%)
Che cosa avviene quando un artista di oggi incontra un artista di ieri e vi scopre una personalità che lo affascina, uno stile di vita che lo colpisce un’opera che gli rivela risvolti inaspettati, delle zone d’ombra da illuminare? Avviene che l’artista di oggi si fa tanto partecipe dell’artista di ieri da identificarsi con lui, da scriverne una biografia interiore come questa, in prima persona ma non romanzata, facendo proprio il linguaggio tecnico dell’altro.
È quanto è avvenuto a G. A. Spadaro nei confronti di Francesco Borromini. Il risultato è il libro che il lettore ha tra le mani, qualcosa di più delle solite biografie e dei soliti romanzi: una narrazione che ha precise basi nella realtà e all’immaginazione concede solo quel che è necessario per riempire verosimilmente i vuoti che la cronaca e la storia hanno lasciato.
Francesco Borromini (Bissone, Lago di Lugano, 1599 - Roma 1667), in una crisi d’ipocondria, la mattina del 2 agosto 1667 si gettò sulla propria spada, alla maniera de gli Antichi, e mori alle cinque pomeridiane: Spadaro lo vede sul letto d’agonia mentre ripensa l’intera sua vita, dagli esordì come scalpellino alla Fabbrica di San Pietro sino a diventare uno degli architetti più famosi della Roma barocca, in perenne contrasto col Bernini. Da quest’ultimo lo dividevano concezioni di vita e d’arte: al suo naturalismo e storicismo contrapponendo un’architettura personalissima improntata a un’alta tensione morale ed a un simbolismo che affondava le sue radici nella più autentica tradizione architettonica.
Da qui i motivi della difficile affermazione e delle molte delusioni, dal San Carlino alle Quattro Fontane, che gli diede fama col suo simbolismo trinitario, alle dimissioni dall’Oratorio dei Filippini, dal frainteso simbolismo salomonico di Sant’Ivo alla Sapienza, al restauro « incompiuto » di San Giovanni Laterano, dal doloroso allontanamento da Sant’Agnese a Piazza Navona, al summum templum di Propaganda Fide, al problematico campanile di Sant’Andre del le Fratte con le sue teste bifronti di Giano.
Quest’itinerario del Borromini sul letto di morte Spadaro ce lo presenta come una sorta di Opera al Nero aichemica, attraverso la quale, mortificando le ragioni della sua forte e schiva personalità, che gli avevano causato quella densissima ipocondria, il Borromini perviene infine a riconoscersi e identificarsi nelle imperscrutabii ragioni di Dio. In sintonia, l’autore ci presenta il Borromini come un cristiano « giovannita », ipotizza per lui una iniziazione «massonica» nella Fabbrica del Duomo di Milano, lo descrive, sulla base delle prime biografie, casto e illibato, che vesti sempre di nero. La descrizione delle vicissitudini umane del Borromini è rigorosa, quella delle motivazioni di tipo simbolico-esoterico del tutto plausibile. La ricostruzione della Roma papalina, degli intrighi e rivalità nobiliari, delle gelosie fra artisti, delle guerre di religione che vi fanno da sfondo, affascinante. Un libro nuovo e profondo, che va oltre l’arte parlando d’arte, e rivela al lettore una personalità, quella del Borromini, mai fino ad ora ricostruita con tanto puntigliosa passione, che solo un letterato, allo stesso tempo studioso dell’Arte ed esoterista, poteva coltivare Gianfranco de Turris.
Altri libri di Medianità
Altri libri dell'autore: Giuseppe A. Spadaro
Altri libri dell'editore: Mediterranee
Scheda dell'autore: Giuseppe A. Spadaro
|
informazioni sull'Autore: Giuseppe A. Spadaro
Giuseppe A. Spadaro (Noto, 1934) è presente dal ‘74, con lo pseudonimo di Michele Protospatharo, anche nel campo delle Arti figurative. Scoperto da Aniceto Del Massa, riconosciuto da Valerio Mariani «Pittore nutrito di pensiero», ha fatto parlare di sé Mercuri, Segala, Tallarico ed altri. Come poeta invece esordì giovanissimo con Schegge di dolore edito da Gastaldi. «La poesia è per me un vizio a cui non so rinunciare!», dice di sé. Pochi anni dopo infatti pubblica in proprio "La Donna con l’ermellino", di cui però, insoddisfatto strappa la maggior parte delle pagine. Alla poesia intanto affianca una, seppur sporadica, attività di saggista. Nell’82 pubblica presentato da Giulio Cogni e Franco Piccinelli, "L'immagine del Padre" un minipoema in endecasillabi il cui ermetismo formale riflette l’ermetico contenuto. A dieci anni di distanza questa "biografia interiore" del Borromini.
Le ultime novità di questa categoria
|