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Marco Ferrini
Divinità Umanità e Natura
Il monoteismo nella Tradizione Vaishnava
Centro Studi Bhaktivedanta
Pag. 160 Formato: 13,5 x 20,5 cm. Anno: 2009 ISBN: 978-88-547-0009-3
€. 10.00 €. 9.50 (-5%)
Con il termine Induismo si designa una realtà complessa che sovente viene ridotta, semplificata e spesso erroneamente interpretata. Il ricercatore che si avvicina alla Civiltà Indovedica sprovvisto di una serie di dati fondamentali, non riesce a cogliere un disegno unico nel multiforme fenomeno cui assiste, per cui rimane frastornato e finisce per descriverlo come politeismo o panteismo, quando non riduce tutto a leggenda o superstizione. Ma dietro a questa apparentemente caotica facciata esistono un’interiorità ben strutturata e un ordine preciso di valori, fisici e metafisici.
ESTRATTO DAL LIBRO:
[…]
L’occidentalizzazione del mondo è quasi completata, anche sul piano culturale. L’uomo moderno, impegnato nello sviluppo di un enorme e sempre crescente potenziale tecnologico e scientifico, ripiegato quasi interamente sul pensiero razionale, ha da tempo trascurato la ricerca interiore e si è allontanato, con conseguenze spesso drammatiche, dalla comprensione del senso ultimo dell’esistenza. Da qui il suo crescente bisogno, per lo più inconscio e insoddisfatto, di ritrovare la propria posizione nell’universo e di capire la sua relazione con esso. Sorgono dunque sempre più insistenti i dubbi sul senso della vita, sull'io e sul sé, sulla personalità e sull'individualità, sulle relazioni, sul destino, sulla transitorietà dell'esistenza e sui fenomeni della nascita e della morte.
L’insieme filosofico-religioso che in Occidente è conosciuto come Induismo (nelle lingue indiane definito vaidik dharma, religione dei Veda), se attentamente studiato e analizzato, se compreso ed opportunamente integrato nella nostra cultura, potrebbe fornire molte possibili e differenziate soluzioni al disagio esistenziale sopra accennato. Il "mal di vivere" o "malessere", sempre più diffuso nelle società industrializzate, dipende in gran parte dalla particolare prospettiva con cui l'uomo medio è stato educato a guardare al mondo e a sé stesso, quindi dalla sua peculiare percezione e concezione di sé, della storia della società e del mondo in cui è inserito.
Il modello occidentale di sviluppo scientifico, economico e sociale, è saldamente ancorato ad una visione dell'universo fondata sul paradigma spazio-temporale fornito dal pensiero Cartesio-newtoniano. Tale paradigma ha permesso all'uomo lo sviluppo di quell'efficacissimo strumento di indagine scientifica definito come "metodo positivo", utile per la comprensione di un certo livello della realtà fenomenica, quello oggettivo, contribuendo a formare conoscenze che hanno reso possibili eccellenti risultati in campo tecnologico. Oggi però quella visione meccanicistica e non organica dell'universo comincia a mostrare i propri limiti, sia in campo scientifico sia, soprattutto, in quello psicologico-umanistico poiché, avendo distolto l'uomo dalla ricerca interiore e dall'introspezione, ne ha ostacolato l’accesso a livelli di visione più olistici.
Si è andato in tal modo affermando un tipo di coscienza sempre più volto all'esterno, che non ha certo favorito le facoltà intuitive e l’evoluzione equilibrata dell'individuo. La società odierna è espressione di tale cultura estrovertita che, pur vincente sul piano tecnologico, risulta svuotata spiritualmente e rischia di abbandonare l'uomo a sé stesso, lasciandolo alle prese con i suoi molti problemi irrisolti, soprattutto quelli relativi alla propria identità.
La necessità di una svolta, o meglio, di un'integrazione culturale nella concezione del mondo che rivaluti la ricerca interiore e l'armonia intima tra creato e creature, è stata confermata anche da recenti scoperte nell'ambito della fisica sub-atomica, scoperte relative all'intima interdipendenza e interazione delle parti col Tutto e della materia con la coscienza. Queste tesi, ormai dimostrate ed accettate in ambito scientifico, risultano per molti aspetti sorprendentemente vicine alle "visioni del mondo" delle grandi tradizioni mistiche orientali, una per tutte: la tradizione Bhagavata1.
Al fine di indicare alcuni aspetti psicologici, alcuni simboli e valori universali ragionevolmente utilizzabili anche da parte di un ricercatore occidentale, purché aperto anche a strutture altre di pensiero, ritengo necessaria una breve panoramica sull’Induismo. Mi soffermerò sinteticamente, ma con particolare attenzione, sulla sua componente più antica e prestigiosa, la tradizione spirituale succitata, la cui concezione del mondo è fondata sul sistema filosofico-religioso monoteistico Vaishnava, noto come ekantika-dharma. Tale sistema trova mirabile codificazione nella Bhagavad-gita2, il Testo Sacro in lingua sanscrita più diffuso e conosciuto nel mondo. Esso contiene un insieme di dottrine cosmogoniche, antropologiche ed escatologiche, intrecciate fra loro nel rimando alla sostanziale continuità tra i diversi piani dell'essere e alla fitta serie di corrispondenze esistenti tra macro e microcosmo.
Ciò dovrebbe permettermi, pur nei limiti di questa opera, di accennare ad importanti tematiche troppo spesso trascurate o trattate con dubbio rispetto per la Tradizione. Il mio scopo è quello di offrire punti di riferimento a tutti coloro che avvertono la necessità di integrare la propria visione del mondo, mettendo in luce le coordinate esistenziali necessarie a soddisfare gli intimi bisogni di serenità, di appagamento profondo, di conoscenza e di consapevolezza, più o meno coscientemente presenti in ogni essere umano.
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