Nel caos che domina la nostra epoca la tecnologia ha trasformato l’arte in passivo intrattenimento: quando, come, perché siamo arrivati a questo? Che cosa abbiamo perduto? Dov'è finita “l'accanita autenticità” che informava il rapporto tra lo scrittore e il lettore? È così che il protagonista, con una prosa incalzante e ritmica alla Thomas Bernhard, si lancia in un travolgente, disperato monologo, “una flebile voce che tenta di salvare tutto” che condensa i temi presenti in tutte le opere di Gaddis: il denaro, l’artista come falsario, e soprattutto quello che considera “il cuore di tutto”, la sua idea di agape: lo spirito del valore partecipativo e comunitario, condizione necessaria all’atto creativo che può avvenire solo tra spiriti “affini”. Perché è questa una delle verità che ci consegna questa “piccola fiamma dura come una gemma”: come dice un personaggio di JR che cerca di spiegare agli altri che cos’è l’agape, "i migliori di noi fanno tesoro degli amici".