Attraversando le pagine de I promessi sposi, il saggio sviluppa un approccio etimologico al concetto di economia, intesa come vera e propria “legge della casa”. Si intrecciano così tre fili di indagine: l’approccio analitico al testo manzoniano, la filosofia dell’abitare e l’aristotelica “scienza della casa”, in cui la comunità familiare fornisce la cellula base di un più ampio corpo politico. Tra le abitazioni del romanzo si distingueranno, dunque, quelle in cui la legge della casa mantiene il suo vigore e quelle in cui l’economia della giusta misura manca o si è affievolita. Si incontreranno inespugnabili palazzotti e castellacci, vere e proprie tane che solo alla fine si apriranno all’applicazione della legge della casa. Si passerà poi attraverso lo stanzone dell’Azzeccagarbugli e la casa paterna di Gertrude, esempi lampanti dell’arroganza del business che si contrappongono all’ospitalità piena, offerta dalla casa del sarto, e alla casa “ritrovata” di Renzo e Lucia, in cui l’economia riscopre le antiche tracce della solidarietà e della cooperazione.