Ludovico Ariosto (Reggio Emilia, 1474 – Ferrara, 1533) è stato un poeta, commediografo, funzionario e diplomatico italiano. È considerato nella storia della letteratura italiana ed europea uno degli autori più celebri ed influenti del Rinascimento ed è ritenuto, nel quadro della rifondazione dei generi teatrali, l'iniziatore della commedia "regolare" con Cassaria e I suppositi.
Il suo Orlando furioso è tra i poemi più importanti della letteratura cavalleresca quindi è considerato il codificatore della favola romanzesca e tra i massimi esponenti e cantori di Ferrara legati al rinascimento estense con Matteo Maria Boiardo e Torquato Tasso e un seguace dei precetti sulla fondazione di una lingua nazionale italiana dell'amico Pietro Bembo. La sua ottava rima, definita "ottava d'oro", rappresenta una delle massime espressioni raggiunte dalla metrica poetica prima dell'illuminismo e rappresentò l'apice raggiunto dall'umanesimo ferrarese anche con il suo recupero del teatro classico.
Ludovico Ariosto è ritenuto uno dei più importanti rappresentanti del Rinascimento maturo, con Francesco Guicciardini e Niccolò Machiavelli. E rappresenta l'ultimo grande umanista di fronte alla crisi dell'Umanesimo. Raffigura ancora l'uomo che si pone al centro del mondo come un demiurgo in grado di plasmarlo con l'arte mentre nella sua vita reale e sociale rimane un cortigiano subordinato alla volontà del suo signore.
Una scelta importante che fece fu quella del volgare per scrivere le sue opere e questo si deve in larga misura a Pietro Bembo. Secondo alcune fonti ha coniato il termine "umanesimo" (mutuato dal latino humanus o dall'espressione studia humanitatis), per indicare «l'insieme di studi e discipline liberali incentrati sull'uomo e sulla sua natura».
Nel 1785 il gesuita e letterato Andrea Rubbi nelle note dell'Orlando furioso, scrisse: «Tutti gli altri nostri poeti o moderni o antichi tanto sono inferiori all'Ariosto quanto lo è uno scrittore ad un genio. Genio faceto nelle commedie, genio critico nelle satire, genio amabile nel lirico italiano e latino; ma genio grande nell'epica. Niuno aspiri al suo sublime, se non ha la forza della sua anima.»