Bharthari
Bhartṛhari (600 – 651) è stato un poeta, scrittore e grammatico indiano in lingua sanscrita.Poche sono le notizie certe inerenti alla sua vita: fu sicuramente una delle prime figure di linguista, grammatico e teorico indiano, citato dal viaggiatore pellegrino cinese I-tsing, secondo il quale Bhartṛhari si sarebbe fatto sette volte monaco buddista e per altrettante volte avrebbe ceduto alle passioni della carne e mondane.Questa ipotesi non pare del tutto priva di fondamento poiché leggendo con attenzione le sue opere principali, ossia le tre centurie poetiche dedicate rispettivamente all'amore (Nītśataka), alla pratica morale (Śṛṅgāraśataka) e alla rinuncia dei piaceri del mondo (Vairāgyaśataka), raccolte sotto il titolo unico di Śatakatraya ("Le tre centurie"), appare evidente il contrasto fra i desideri carnali e l'esaltazione delle grazie femminili espressi nella prima, la convinzione della vanità e vacuità di esse sostenuta nella seconda e l'aspirazione alla castità e all'ascetismo manifestata nell'ultima. In tutte le sue opere, però, lo scrittore non rivelò apertamente nessuna conversione al buddismo, ma anzi confermò le tendenze vedantiste. È stato anche uno dei primi autori indiani ad essere conosciuto in Europa, grazie alla traduzione in olandese eseguita dal missionario calvinista Abraham Roger, stampata a Leida nel lontano 1651. Nella lingua italiana si annovera la versione completa tradotta da U.Norsa del 1933 intitolata: Bhartrhari. Le tre centurie. In base ad una leggenda popolare, Bhartṛhari viene identificato con un re che, dopo aver abbandonato la moglie per concedersi alla dissolutezza della vita, si ritirò in un eremo per svolgere una attività ascetica solitaria.
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