Accanto alle varie interpretazioni filosofiche (confuciana, taoista) di questo antico e sovente enigmatico classico è sempre esistita in Cina una tradizione oracolare che si riconduce direttamente alle immagini sciamaniche del testo, rifugge ogni interpretazione precostituita e restituisce il contenuto immaginale del libro, non diversamente da quanto avviene, per esempio, nell'interpretazione di un sogno. La polivalenza di significato dei caratteri cinesi e l'assenza di struttura grammaticale danno ai testi cinesi più antichi, come l'"I Ching", una fluidità di senso sconosciuta nelle lingue occidentali. Ogni traduzione è perciò inevitabilmente una restrizione del campo immaginale, è in un certo senso un "sogno interpretato". L'"I Ching" di Eranos, prima traduzione diretta dal cinese disponibile in italiano, pubblicata nel 1996 da Red e ora riproposta in versione riveduta e corredata da una nuova introduzione, si colloca in questa tradizione e si serve perciò di accorgimenti particolari per consentire al lettore un accesso diretto alle immagini dei testi oracolari.