Nel 1895 il giovane Kandinsky, trovandosi di fronte a un 'pagliaio' di Monet, a Mosca, confessa di non essere riuscito a riconoscere nel quadro l''oggetto', ma di essere rimasto sconvolto dalla forza incredibile della tavolozza del pittore francese. Da quella folgorante esperienza ha inizio una lunga evoluzione parallela che trova espressione a un tempo nell'opera pittorica, dal 1910 sempre più motivata in senso astratto e negli scritti teorici, con i quali Kandinsky interviene ripetutamente nella discussione sulle arti.
Questi scritti in cui l'opera d'arte viene analizzata, ridotta ai suoi componenti elementari - il punto, la linea, i colori, le tensioni - e poi ricostruita attraverso lo studio della composizione, testimoniano del costante approfondimento dell'autore verso una difficile verità artistica e sono arricchiti da un'esperienza che riflette via via gli eventi esterni della sua esistenza: dallo studio del diritto a Mosca, agli studi artistici e poi all'insegnamento in Germania, ai viaggi in Italia e in altri paesi, al ritorno in Germania e al periodo d'insegnamento al Bauhaus, agli ultimi anni trascorsi in Francia, dove si rifugiò per non sottostare alla dittatura nazista.