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Patanjali
YogaSutra
A cura di Federico Squarcini
Einaudi
Pag. 210 Formato: 12 x 18,5 cm. Anno: 2015 ISBN: 978-88-06-22540-7
€. 32.00 €. 30.40 (-5%)
Finora spesso travisati o banalizzati, gli Yogasutra vengono qui presentati in un'accuratissima edizione tradotta dal sanscrito sulla base della recente edizione critica, con un commento storico-filologico e filosofico che cambia profondamente la struttura e il senso del testo.
Il testo degli Yogasutra risale al periodo compreso tra il II e il IV secolo d.C. e viene tradizionalmente attribuito a Patañjali, filosofo indiano di cui si conosce pochissimo. Gli scritti, le massime e i frammenti che compongono gli Yogasutra sono l'esito della scrupolosa disamina svolta dal loro autore, il quale rivisita e incrementa un ampio novero di materiali e saperi che lo precedono. Gli Yogasutra sono il principale pilastro teorico e spirituale di una lunga tradizione di pratiche filosofiche e visioni del mondo sintetizzate dalla parola yoga.
Costituito da circa duecento aforismi, il libro tratta di ascesi, meditazione e del percorso da intraprendere per giungere a un'autentica conoscenza e padronanza dell'esperienza di sé. Questo dio sarebbe un essere particolare, non toccato dalle afflizioni, dalle azioni, dai frutti conseguenti a esse, cosí come dai loro residui. In esso è detto si trovi il seme insuperato dell'onniscenza. Per il suo essere non limitato nel tempo, questi è descritto come il guru anche degli antichi maestri. Il suo appellativo è il pranava.
Le peculiarità dello yoga di cui parla Patañjali hanno a che fare, in buona sostanza, con l'urgenza di disporre un sapiente intreccio fra teoria e prassi, fra modello e metodo. Un intreccio che deve puntare, per il tramite di una progressione sistematica di pratiche saldamente ancorate a una peculiare assiologia antropologica, all'arresto definitivo delle proliferazioni rappresentative, foriere di identificazione e di disagio. In tal senso, l'autore degli Yogasutra, attingendo alle tante e diverse tradizioni che lo precedono, pone sotto scrutinio, con impressionante acume, l'iperattività della mente, le ragioni dei turbamenti che vengono dalle rappresentazioni di sé, l'avvicendarsi incessante dei flussi dei pensieri, la condizione ondivaga della cognizione. La sua prospettiva, che si allontana da certi tratti etici e moralistici dell'ascetica, è interamente rivolta alla cognizione, per far sí che l'individuo proceda verso un rischiaramento dell'effettiva natura delle cose
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