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Deena Metzger
Scrivere Per Crescere
Una guida per i mondi interiori
Astrolabio
Pag. 241 Formato: 15 x 21 cm. Anno: 1994 ISBN: 978-88-340-1145-4
€. 17.00 €. 16.15 (-5%)
Ognuno ha il diritto di dire la verità sulla propria vita. ELLEN BASS e LAURA DAVIS
Qual è la fonte della nostra prima sofferenza? L'aver esitato a parlare. L'aver accumulato pensieri muti dentro di noi. GASTON BACHELARD
C'era una volta una bambina che, quando aveva tre anni, ha scritto, o meglio ha detto, la sua prima poesia:
L'albero
Non cresce nell'acqua, non cresce nella sabbia, ma cresce nelle mani dei bambini felici.
Dopo di quella, non ha scritto una poesia che le piacesse per oltre vent' anni. A tre anni sapeva qualcosa che in seguito ha dimenticato e che solo gradualmente, dopo molto tempo, ha cominciato a ricordare. Quando aveva tre anni, conosceva la magia delle parole; sapeva che le parole potevano fare magia, che erano magiche. Sapeva che potevano creare mondi, descrivere mondi, esplorare mondi, e anche congiungere un mondo a un altro. Nel loro uso più puro, le parole non soltanto descrivono la realtà e comunicano le idee e i sentimenti, ma portano anche in essere il nascosto, l'invisibile, l'oscuro. Le parole possono farci soffermare su ciò che ci è noto e familiare, o trasportarci in realtà insolite, incomprensibili, sconosciute e addirittura inconoscibili.
Sono la via maestra alla conoscenza del particolare mondo in cui viviamo, ma anche del nostro individuale e insostituibile sé. Con le parole, la bimba di tre anni creò l'immagine di un albero invisibile. Senza le sue parole quell' albero sarebbe esistito lo stesso, ma in un altro mondo, dove lei non avrebbe potuto avvicinarlo. Naturalmente, non poteva sapere se le sue parole costellavano qualcosa che prima di quel momento non esisteva, o erano un modo per convalidare la realtà di qualcosa che prima era nascosto. Nell'un caso o nell'altro, prima non c'era nulla e dopo, grazie alle parole, ci fu qualcosa. Ciò che più conta, ora c'era una bambina che vedeva ciò che gli altri non necessariamente vedono, una bambina che vedeva l'albero nella mano.
Una volta pronunciate, quelle parole resero possibile, a quanti lo vollero, vedere l'albero. Chi disse alla bambina di quell'albero? Nessuno gliene aveva raccontato. Non lo aveva trovato in un libro illustrato, né in una rivista di botanica o nel dizionario. Non apparteneva al lessico familiare. Non ne aveva sentito parlare a scuola. Ma doveva pur averlo trovato da qualche parte. Così piccola, non poteva averlo trovato che in se stessa. Se a tre anni disponeva di una tale intuizione, di quale intuizione avrebbe potuto disporre una volta cresciuta di anni e di esperienza?
Quando era piccola vide l'albero invisibile e ne proclamò l'esistenza. Donna adulta, quando infine ricordai l'albero, io ricordai la fonte della conoscenza di quell'albero, il regno sconfinato dell'immaginazione. Se la bambina un tempo ha conosciuto l'albero e ha intuito ciò che significava, perché e in che modo l'ha dimenticato? E perché le ci sono voluti anni per ricordare e ricostruire l'antica profonda familiarità col mondo dell'immaginazione? Come e perché abbiamo perso la via di accesso a un tale regno, che è intrinsecamente nostro?
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Scheda dell'autore: Deena Metzger
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informazioni sull'Autore: Deena Metzger
Deena Metzger, scrittrice, drammaturga, poetessa e saggista americana, è stata counselor per oltre 45 anni e ha insegnato al Critical Studies Department del California Institute for the Arts, dove ha avviato il primo corso di scrittura giornalistica, e al Los Angeles Valley College. L'esperienza di una mastectomia nel 1977 ha aperto la strada per il suo lavoro come counselor, concentrandosi nell'ambito del rapporto tra la malattia e la guarigione e del rapporto necessario tra guarigione individuale e cambiamento sociale. Ha sviluppato la terapia di sostegno denominata "Healing Stories", l'uso terapeutico delle storie per affrontare le malattie fisiche e spirituali e le crisi emotive, ha condotto corsi di formazione sulla guarigione, nei suoi aspetti etici e spirituali, mediante l'unione tra la medicina occidentale e la medicina tradizionale indigena. Ha scritto uno dei primi libri sulla guarigione del cancro al seno e successivamente, in collaborazione con la fotografa Hella Hammid e la grafic designer Sheila de Bretteville, ha ideato, come testimonial, la prima campagna di sensibilizzazione sull'argomento attraverso il manifesto sulla mastectomia, noto in tutto il mondo. Durante alcuni viaggi nello Zimbabwe ha potuto conoscere e approfondire le pratiche di guarigione indigene e sciamaniche, da questa esperienza ha dato vita e istituito il "Daré" ('Consiglio', nella lingua Shona dello Zimbabwe), un incontro mensile di trasformazione personale, individuale o comunitario volto alla guarigione personale e al cambiamento sociale. Attualmente sono attivi sei Daré, tra Stati Uniti e Canada, tra cui il Topanga Bandiera Blu Daré, da lei diretto. Ha condotto e tutt'ora conduce numerosi corsi e laboratori di scrittura a livello nazionale e internazionale e ha scritto molti libri. Attualmente vive a Topanga, in California, con i figli, i nipoti e molti animali.
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