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Gabriel Marcel
Presenza e Immortalità
con testi francesi a fronte
Bompiani
Pag. 552 Formato: 12,5 x 20 cm. Anno: 2011 ISBN: 978-88-452-6831-1
€. 21.50 €. 20.42 (-5%)
Leggere "Presenza e immortalità" significa immergersi nelle riflessioni di Gabriel Marcel che hanno al centro il mito di Orfeo ed Euridice, vissuto come ricerca indefessa di una presenza perduta. Le pagine del diario scritto durante la Seconda guerra mondiale e quelle dei saggi che lo accompagnano rendono il lettore un viandante che attraversa un mondo straziato, esposto alla tentazione della diserzione e della disperazione assoluta, un mondo svuotato di senso, avvolto dal buio e dalla minaccia della morte. Proprio nella notte, però, l'anima tenta un faticoso percorso verso il chiarore dell'aurora. La filosofia di Marcel non è un pensiero dell'io che costruisce attorno a sé un sistema autoreferenziale, ma è aperta radicalmente all'alterità: essa è per essenza polifonica, come sottolinea il filosofo. La polifonia, connettore del pensiero di Marcel con il teatro e con la musica, designa l'attestazione concreta e drammatica dell'alterità plurale, degli altri, del mio corpo, di me a me stesso. E proprio quest'opera è uno sforzo teso ad affermare che l'io è originato da un noi plurale che sta al suo centro come un appello continuo e una fonte inesauribile di irradiazioni ontologiche e intersoggettive. Prefazione di Glauco Tiengo.
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Scheda dell'autore: Gabriel Marcel
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informazioni sull'Autore: Gabriel Marcel
Gabriel Marcel (Parigi, 7 dicembre 1889 – Parigi, 8 ottobre 1973) è stato un filosofo e scrittore francese. Studiò al Liceo Carnot ed alla Sorbona, dove risentì dell'influenza di Léon Brunschvicg e di Henri Bergson. Si laureò con una tesi su L'influence de Schelling sur les idées métaphisiques de Coleridge, svolse l'attività di professore di liceo fino al 1923, insegnando a Vendôme, Sens, Parigi e Montpellier. Nel suo itinerario filosofico si è dovuto spesso confrontare con la riflessione filosofica di Heidegger e Jaspers, accogliendo alcune istanze della corrente esistenzialista, ma senza per questo riconoscersi del tutto in questo orientamento di pensiero. Nel 1927 ha pubblicato a Parigi il suo Giornale metafisico, una sorta di diario filosofico in cui è documentata e svolta in maniera personale la riscoperta dell'esistenza in senso religioso. Di religione ebraica, nel 1929 si è convertito al cattolicesimo trovando in esso l'orizzonte che cercava.
Nel 1935 pubblica un'altra opera importante, introdotta dalla pubblicazione di poco precedente del saggio Posizione e approcci concreti del mistero ontologico: Essere e Avere, in cui approda al tema dell'esistenza in rapporto all'essere e all'avere, nonché alla distinzione tra problema e mistero. In tutta la sua opera è chiara l'ispirazione religiosa del suo pensiero, volto al rapporto tra uomo e uomo e tra uomo e Dio, e a rifiutare qualsiasi oggettivazione possibile di tali rapporti, in una logica che concepisce l'esistenza come dono e non come problema, aprendo l'uomo al mondo in una dimensione dell'essere che si può scorgere e cogliere nei due fondamentali momenti della fedeltà e dell'amore, che dunque fondano la soggettività rivolta verso l'altro e verso Dio.
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