informazioni sull'Autore: Capo Seattle
Capo Seattle nacque forse nel 1786. Nel periodo della sua nascita, la zona di Puget Sound fu sconvolta dal vaiolo, malattia portata dall’uomo bianco che gli venne contagiata ancor prima che potessero vedere un solo uomo bianco. Ebbero però occasione di vederne le grandi navi di passaggio in una delle rade del posto. Gli indiani unirono questi segni in una conferma che la fine del mondo era arrivata e, sicuramente, con l’avanzata dei bianchi, il loro mondo volgeva effettivamente al termine. Nel 1792, la nave del capitano Vancouver, Discovery, arrivò tra i nativi per commerciare. Questo evento lasciò un ricordo assai duraturo all’allora bambino di otto anni che sarebbe diventato Capo Seattle. Iniziò prestissimo ad apprezzare la tecnologia occidentale, particolarmente le armi da fuoco per le quali provò un profondo rispetto dopo che potè vederne i devastanti effetti in qualche incursione. Dopo 1800, si fecero frequenti le schermaglie con le tribù a nord o a est della Columbia. Il motivo erano le continue razzie di queste tribù che la gente di Capo Seattle doveva sopportare. Molto spesso venivano anche rapiti bambini e donne per aumentare le forze dei propri gruppi o per rivenderli con guadagno ad altre tribù ancora. Kitsap, un capo dei Suquamish, condusse un gruppo di guerra fino all’isola di Vancouver per vendicarsi della gente di Cowiche e Seattle prese parte a questa battaglia distinguendosi per coraggio e ardore. L’occasione della cristianizzazione avviò rapporti ancora più stretti con i bianchi e Capo Seattle seppe avvantaggiarsene. Favorì la costruzione di cappelle e di piccoli centri di educazione e studio per la sua gente e avviò con decisione un’apia serie di riforme organizzative. Continuò a prendere parte a numerose spedizioni di guerra contro altri indiani.
Il 10 gennaio 1854, il Governatore Territoriale Isaac Stevens giunse a Seattle per provare a convincere i Suquamish e i Duwamish a muoversi verso una riserva. Capo Seattle si trovava là e in un discorso suggerì agli indiani di andare nella riserva a patto, però, di mantenere il diritto di ritornare nelle terre ancestrali e nei luoghi di sepoltura quando lo avessero voluto, anche solo in visita. Venne così stipulato un trattato e Capo Seattle fu tra i firmatari anche se si mostrò appena turbato dal fatto che gli uomini bianchi intendessero prestare maggiore fiducia ad un atto scritto piuttosto che alle parole. In seguito alla stipula del trattato, Capo Seattle fu rispettato principalmente per le sue doti diplomatiche piuttosto che per le imprese guerresche. Stevens decise di nominarlo rappresentante delle due tribù, Suquamish e Duwamish, ma gli ultimi non intesero riconoscerlo come tale. Nella riserva operò sempre come mediatore tra le volontà dei bianchi e le esigenze della sua gente. Arrivò anche a liberare i suoi schiavi, per rispettare la volontà del Presidente degli USA che nel 1863 aveva decretato la fine della schiavitù. Si adoperò anche come giudice nella sua riserva ma l’avvento dell’alcool e la perdita delle radici culturali gli fecero ritenere questo incarico assolutamente inutile. Era meglio dedicarsi a perorare la causa della propria gente tra i dominatori bianchi. Morì il 7 giugno 1866.