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Pseudo Bernardo
Le meditazioni necessarie
Il Leone Verde
Pag. 80 Formato: 11,5 x 16,5 cm. Anno: 1998 ISBN: 978-88-87139-12-9
€. 7.75 €. 7.36 (-5%)
Secondo l’ascetica cristiana la meditazione morale è un momento ineliminabile del percorso di realizzazione interiore. In questo testo, a lungo attribuito a S. Bernardo, vengono esposte in modo semplice e diretto le meditazioni fondamentali per la vita spirituale: la dignità dell’anima, la pochezza del corpo, il degno e l’indegno nell’uomo, l’esame di sé e la custodia del cuore, la costruzione della coscienza, il modo di pregare, i nemici dello spirito, la considerazione della morte, gli eventi oltretombali, la rinascita in Cristo, i premi celesti... In poche, sentite, essenziali parole anche il lettore meno esperto avrà ben chiari gli strumenti e gli atteggiamenti necessari (secondo la tradizione cristiana medievale) per far crescere la propria anima.
Dall'Introduzione Le la meditazione fa parte a pieno titolo della vita spirituale cristiana fin dalle origini, è solo col passare dei secoli e col culmine della mistica medievale che si giunge a definire con esattezza e puntualità come la meditazione vada distinta da altri gradi dell’ascetica e da tecniche complementari. In particolare, furono i due grandi Vittorini (Ugo e Riccardo) e la sistemazione tardomedievale di Gerson a cercare di definire al meglio la posizione mediana tenuta dalla meditazione nella via del perfezionamento interiore; questa posizione risulta chiarissima dalla puntuale esplicazione della Teologia mistica di Gerson, dove alla meditazione spetta la posizione centrale nella terna riflessione-meditazione-contemplazione (cogitatio-meditatio-contemplatio). Se i termini estremi sono accomunati, nel loro divergere, dalla facilità (facilità della riflessione, nel muoversi senza freni del pensiero da un argomento all’altro - facilità della contemplazione, nel librarsi libera dai vincoli del pensiero discorsivo), sta proprio alla centrale fase meditativa di colmare lo iato e farsi carico della fatica inerente all’elevazione della mente...
Dal Prologo 1. Molti conoscono molto, ma non conoscono se stessi; osservano con attenzione gli altri, ma trascurano di guardare sé. Cercano Dio nelle cose esteriori, ma trascurano l’interiorità, dove invece abita Dio. Ch’io torni dunque dall’esteriorità verso l’interiorità, e ascenda dalle cose inferiori alle superiori, affinché possa conoscere donde vengo e dove vado, chi e da cosa sono, così da giungere tramite la conoscenza di me a quella di Dio. Invero, quanto più progredisco nel conoscermi, tanto più m’appresso a conoscere Dio. Secondo l’uomo interiore scopro nella mente mia tre cose con cui medito, miro e desidero Dio: esse sono la memoria, l’intelligenza e la volontà (o amore). Con la memoria, ricordo; con l’intelligenza, miro grazie all’occhio della mente [intueor]; con la volontà, accolgo in me [amplector]. Quando mi ricordo di Dio, lo rinvengo nella memoria, dove indago su lui e in lui, secondo quanto si degna di donarmi. Con l’intelligenza miro cosa sia Dio in sé, cosa negli angeli, cosa nei santi, nelle creature e negli uomini. In sé Dio è incomprensibile, poiché principio e fine: principio senza principio, fine senza fine. Attraverso me capisco quanto sia incomprensibile, giacché non capisco me stesso, che da lui fui fatto. Negli angeli è fine del desiderio, perché dentro di lui desiderano fissare lo sguardo; nei santi è motivo del piacere, perché in lui senza interruzione si rallegrano; nelle creature è degno d’ammirazione, perché tutto crea con forza, governa con sapienza, distribuisce con generosità; negli uomini è meritevole d’amore, perché è il loro Dio ed essi sono il suo popolo. Abita in loro come nel suo tempio, e loro sono il suo tempio; non sdegna né gli individui, né le moltitudini. Chiunque lo ricordi, intenda e ami, è con lui...
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