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Cyrano de Bergerac
L'Altro Mondo
Il Leone Verde
Pag. 280 Formato: 12,5 x 20 cm. Anno: 1999 ISBN: 978-88-87139-09-9
€. 15.49 €. 14.72 (-5%)
Savinien de Cyrano de Bergerac ha vissuto lo strano destino postumo di diventare una specie di maschera da commedia dell’arte, un estroso spadaccino dal lungo naso, eroe di commedie, romanzetti e film d’intrattenimento. Non molti, invece, sanno che il vero Savinien (frainteso persino nel cognome, diventato un nome proprio) fu uomo di vivace intelletto, vasta cultura, movimentato e infelice destino, oltre che di particolari doti letterarie: a queste si vuol rendere anzi tutto omaggio col proporre la sua opera maggiore, L’Altro Mondo, uno dei capisaldi della letteratura sui viaggi utopici, che descrive con grande verve e fantasia sfrenata i regni del Sole e della Luna: la versione integrale di questo capolavoro è qui. Pochissimi, poi, sono al corrente che le qualità e conoscenze di alchimista di Cyrano de Bergerac furono grandemente stimate (ancorché abilmente celate nel suo romanzo) da grandi studiosi dell’Ermetismo quali Fulcanelli e Canseliet. Per questo motivo si è voluto dotare il volume di un dettagliato apparato critico (a cura di Maurizio Barracano) volto a enucleare le ricche sfumature simboliche dell’opera..
Dall'Introduzione: Quando si è presentata l’occasione di realizzare questo studio, ci sono venute alla mente due cose già a suo tempo discordanti. Nelle letture di chi si occupi di studi tradizionali ci sono libri che non possono mancare, e tra quelli ci sono le opere dell’alchimista francese Fulcanelli: Il mistero delle cattedrali e Le dimore filosofali, oltre al saggio sull’Alchimia scritto da Eugène Canseliet, studioso dello stesso Fulcanelli. In questi libri Savinien de Cyrano era trattato con grande stima e intelligenza perché, è decisamente indubitabile, si è trattato di un grande filosofo, seppure sui generis. D’altro canto, le suggestioni di matrice rostandiana e tutte le ulteriori “opere d’arte” (veri pasticci) ispirate a De Cyrano ce ne lasciavano una immagine imperniata essenzialmente sulla prima parte della di lui vita e, di più, su determinati aspetti di questo primo periodo. Ne emergeva un personaggio di spadaccino, rodomonte e spaccone utile solo al fiacco romanticismo della filmografia. Insomma: i due Cyrano non quagliavano affatto e il sospetto, peraltro già in re, che ci si trovasse di fronte ad un filosofo, di certo particolare, ma assai sapiente e coraggiosamente ascetico, si è fatto largo spazio. Alla fine dello studio abbiamo potuto sostenere con tranquillità quest’ultima ipotesi. Indubbiamente Savinien de Cyrano è stato una riscoperta piacevolissima, e non solo per il preponderante risvolto mistico-ascetico e simbolico ma anche per la complessità, icasticità e ricchezza dei racconti congiunte al sincero sense of humor che ne pervade l’opera.....
Dal Testo La luna era al colmo, il cielo era sereno, ed erano suonate le nove di sera quando, di ritorno da Clamart presso Parigi, dove il signor di Cuigy figlio, che ne è il signore, aveva offerto la cena a me e ad altri amici miei, i differenti pensieri che ci suggerì questa boccia di zafferano ci stornarono un poco dalla strada in modo che, con gli occhi come annegati in quel grande astro, uno ora andava dicendo che era la finestra del cielo grazie alla quale si sarebbero potuti vedere i beati in paradiso, ora un altro assicurava che si trattava della tavola su cui Diana stirava i colletti di Apollo; un altro che poteva, addirittura, trattarsi dello stesso sole, che, essendosi spogliato la sera dei suoi raggi, guardava, attraverso un foro, che cosa si faceva nel mondo quando lui non c’era. “E io, dissi loro, che non chiedo di meglio che di mescolare le mie fantasie alle vostre, credo, senza prendermi gioco dell’immaginazione spiritosa con la quale ingannate il tempo per farlo passare più in fretta, che la luna sia un mondo esattamente come questo, e che ad esso è il nostro che serve di luna.” Qualcuno, nella compagnia, mi rispose con un gran scoppio di risa. “E non c’è niente di più facile che in questo momento, sulla luna” io dissi “ci si burli di qualcuno che va sostenendo che il nostro globo è un mondo.” Ma per quanto citassi Pitagora, Epicuro, Democrito e, fra i nostri contemporanei, Copernico e Keplero, che avevano espresso la stesa opinione, riuscii solo a farli ridere senza ritegno. Tuttavia questo pensiero, l’arditezza del quale eccitava il mio spirito, rafforzato dall’essere contraddetto, mi entrò così in profondità che, per tutto il resto del cammino, restai come gravido di mille definizioni di luna, che non riuscivo a partorire. Al punto che, a forza di sostenere questa credenza un poco buffa con ragionamenti quasi seri, mancava poco che non me ne convincessi davvero quando il miracolo o l’accidente, la Provvidenza, la Fortuna o forse quel che chiameremo visione, finzione, chimera o magari anche follia, mi fornì l’occasione che mi confermò in questa opinione. ...
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Scheda dell'autore: Cyrano de Bergerac
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