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Emil Cioran
La Speranza é più della Vita
Sei consapevoole che la speranza è l'unico mistero della vita
Mimesis
Pag. 106 Formato: 14 x 21 cm. Anno: 2015 ISBN: 978-88-5753-006-2
€. 5.90 €. 5.60 (-5%)
Nel marzo del 1985, intervistato dal giornalista tedesco Paul Assall, Emil Cioran tenne presso la sede dell’emittente radiofonica “Südwestfunk” (Baden-Baden) un’importante conversazione, focalizzata sui temi della speranza, della storia e dell’utopia. In disaccordo con le voci imperanti del pensiero filosofico-teologico, moderno e contemporaneo, l’intellettuale rumeno illustra le principali linee guida della propria tragica Weltanschauung, fondata sul nichilismo e sul rifiuto totale di ogni prospettiva storicistica (ideologica, escatologica). All’idea di “progresso”, egli sostituisce il “regresso”, all’“utopia”, il “disinganno”. La storia, secondo l’eretico Cioran, da sempre magistra vitae, insegna come l’uomo sia ontologicamente macchiato, e quindi condannato ad un inesorabile “cammino verso il peggio”. In tal senso, inutile attendersi un miglioramento morale del genere umano o un’evoluzione della società. L’unica forma di “salvezza”, forse, è rassegnarsi al divenire assurdo del mondo, accettando la “caduta” e il “fallimento” come un’imperscrutabile fatalità.
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Scheda dell'autore: Emil Cioran
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informazioni sull'Autore: Emil Cioran
Emil Cioran (1911-1995) rappresenta una delle voci filosofiche di maggior rilievo nell’ambito del “pensiero tragico” contemporaneo. Tra le sue opere ricordiamo: Al culmine della disperazione (1934), Lacrime e santi (1937), Sommario di decomposizione (1949), Sillogismi dell’amarezza (1952), La tentazione di esistere (1956), Storia e utopia (1960), La caduta nel tempo (1964), Il funesto demiurgo (1969), L’inconveniente di essere nati (1973), Squartamento (1979). All’idea di “progresso”, egli sostituisce il “regresso”, all’“utopia”, il “disinganno”. La storia, secondo l’eretico Cioran, da sempre magistra vitae, insegna come l’uomo sia ontologicamente macchiato, e quindi condannato ad un inesorabile “cammino verso il peggio”. In tal senso, inutile attendersi un miglioramento morale del genere umano o un’evoluzione della società. L’unica forma di “salvezza”, forse, è rassegnarsi al divenire assurdo del mondo, accettando la “caduta” e il “fallimento” come un’imperscrutabile fatalità.
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