Lo psicologo austriaco Renè Spitz fu il primo a descrivere i comportamenti di quei bambini che per qualche motivo vengono separati, separatamente e a lungo dalla persona che si prendeva cura di loro senza trovare un valido sostituto. Tali comportamenti sono, in ordine progressivo: lamentele e richiami (primo mese di separazione) pianto e perdita del peso (secondo mese) rifiuto del contatto fisico, insonnia, ritardo dello sviluppo motorio, tendenza a contrarre malattie. assenza di mimica, perdita continua di peso, posizione prona (terzo mese) cessazione del pianto e rare grida, stato letargico (dopo il terzo mese). Se entro il quinto, sesto mese di separazione in piccolo trova la sua figura di attaccamento o qualcuno che la sostituisca questi sintomi scompaiono; se la separazione si protrae per più tempo per più tempo alcuni di essi restano. Tuttavia, secondo Spitz, anche nel caso in cui il piccolo si riprenda è difficile avere la certezza che un trauma del genere non lasci tracce, per esempio in casi di forte insicurezza o forte inibizione.
Le osservazioni di Spitz fatte negli anni post-bellici, quando gli orfanotrofi erano pieni di orfani di guerra ed il personale era insufficiente, non devono però far ritenere che i bambini al di sotto sei due-tre anni non debbano mai staccarsi dalle loro figure i attaccamento: già John Bowlby nei suoi studi sull'attaccamento e la perdita, spiegava come il bambino fin da molto piccolo possa sviluppare anche nei confronti di "figure secondarie" come il padre, i fratelli, gli amici e parenti che frequentano la casa o la baby-sitter cosicchè egli possa restare da so con loro quando la madre s assenta. Il piccolo inoltre, come h spiegato Donald Winnicott può anche affezionarsi ad alcuni oggetti (i cosiddetti oggetti transizionali) o fenomeni che occupano uno spazio intermedio tra il mondo esterno e quello interno, che glì ricordano alcune caratteristiche delle sue figure di attaccamento e che hanno l'effetto di tranquillizzarlo in loro assenza.
Questo spazio intermedio ha una violenza quasi magica del bambino in culla. Winnicott spiega nel volume sulla Natura Umana che nella vita quotidiana dell'infanzia possiamo osservare il bambino piccolo che sfrutta questo terzo mondo, o mondo illusorio, che non è ne realtà eterna ne un fatto esterno. Vediamo il bambino piccolo che si succhia le dita o che adotta un certo tipo di giocherellare con la faccia o di mormorare un suono o di palpare un pezzo di stoffa e sappiamo che egli sta esercitando in questi suoi modi un controllo magico sul mondo prolungando l'onnipotenza instaurata originariamente dall'incontro con l'adattamento alla madre. Altrove Winnicott specifica ce non è l'oggetto che è transizionale: l'oggetto rappresenta la transizione del bambino da uno stato di totale fusione con la madre a uno stato di relazione con lei come persona esterna e la memori del se che interagisce con la madre nel tempo, un modo per trattenerla con se, nella propria mente. Attraverso questa prima forma di separazione dalla mamma, il piccolo impara a capire che lui non è più completamente fuso con lei: che lei "non-è-me" ma un'altra persona.