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Platone
Fedro
Harmakis Edizioni
Pag. 92 Formato: 15 x 21 cm. Anno: 2017 ISBN: 978-88-85519-25-1
€. 11.00 €. 10.45 (-5%)
Il Fedro (in greco antico: Φαῖδρος, Phâidros), scritto da Platone probabilmente nel 370 a.C., è un dialogo tra due personaggi, Socrate e Fedro. Il dialogo è composto da tre discorsi sul tema dell’amore che servono come metafora per la discussione del corretto uso della retorica.
Esse comprendono discussioni sull’anima, la follia, l’ispirazione divina e l’arte.
Il dialogo riguarda l’uso e il valore della retorica in connessione con l’educazione e la filosofia: sullo sfondo, a fornire il fondamentale inquadramento concettuale, permane il sistema delle idee e il metodo corretto per pervenire alla conoscenza della verità e per comunicarla.
Fedro, un giovane ateniese appassionato dell’arte del discorso, incontra Socrate e con lui inizia a discorrere di retorica, mentre i due si recano fuori di Atene, nella valle dell’Ilisso, a est della città. Il luogo offre a Platone lo spunto per produrre una delle descrizioni ambientali più belle di tutta la letteratura greca.
In questo scenario di grande tranquillità e bellezza, Fedro racconta a Socrate di aver appena ascoltato un discorso, di cui ha la copia con sé, che l’oratore Lisia ha composto sull’amore, in particolare sull’opportunità di concedere i propri favori a chi non è innamorato, piuttosto che a chi lo sia.
Socrate ascolta il discorso lisiano che Fedro legge e lo trova apprezzabile dal punto di vista della tecnica oratoria, ma scorretto nei presupposti metodologici e la tecnica perde di valore se non è sorretta dalla saggezza del pensiero.
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Scheda dell'autore: Platone
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informazioni sull'Autore: Platone
Platone nacque ad Atene, l'attuale capitale greca, da nobile famiglia tra il 428 e il 427 a.c., poco dopo lo scoppio della guerra tra Atene e Sparta. Il padre Aristone discendeva da Codro, mitico re di Atene, e la madre Perictione da una famiglia anticamente imparentata con Solone. Dal loro matrimonio nacquero, oltre a Platone, Adimanto e Glaucone (che compaiono come interlocutori di Socrate nella " Repubblica ", il libro più ampio di Platone) e Potone, futura madre di Speusippo, il quale succederà a Platone nella direzione della scuola da lui fondata,l' Accademia.
Platone ricevette l'educazione tradizionale, incentrata sulla ginnastica e sulla musica, e forse compose in età giovanile poesie e tragedie, che avrebbe in seguito bruciato .Verso i vent'anni incontrò Socrate, seguendone l'insegnamento sino alla morte di questi nel 399. Nel 404, con la vittoria di Sparta, fu instaurato ad Atene un governo oligarchico filospartano, capeggiato da quelli che in seguito sarebbero stati chiamati i Trenta Tiranni. Di questo governo era membro influente Crizia, zio materno di Platone , che lo invitò a prendere parte attiva al governo.Ma ben presto Platone rimase deluso dal loro dominio dispotico e violento, che fu abbattuto nel 403.
Delusione e sfiducia, tuttavia, gli procurò anche la democrazia restaurata, che nel 399 mandò a morte Socrate. Forse per timore di ripercussioni con altri amici e discepoli di Socrate, si rifugiò a Megara presso Euclide, anch'egli allievo di Socrate. Secondo la tradizione egli avrebbe compiuto in seguito vari viaggi, recandosi a Cirene, dove avrebbe conosciuto il matematico Teodoro, a Creta e in Egitto, cominciando a comporre i suoi primi dialoghi. Nel 388 si recò a Siracusa, governata dal tiranno Dionisio il Vecchio, fermandosi durante il viaggio anche in Italia meridionale, in particolare a Taranto dove conobbe il pitagorico Archita. Imbarcatosi in seguito su una trireme spartana per tornare ad Aten , sarebbe stato condotto, su istigazione di Dionisio, con il quale era entrato in contrasto, a Egina , allora in guerra con Atene.
Qui venduto come schiavo sarebbe stato riscattato da Anniceri di Cirene. Tornato ad Atene nel 387, Platone acquistò il giardino dedicato all'eroe Academo e vi fondò l' Accademia, una scuola di filosofia caratterizzata da una vita in comune tra maestro e discepoli. Sul piano giuridico essa era un'associazione religiosa, dedita al culto di Apollo e delle Muse. Poco tempo prima, forse nel 392, Isocrate aveva fondato in Atene una scuola per l'insegnamento della retorica, intesa come la migliore preparazione alla vita politica. Tra le due scuole la rivalità sarebbe stata continua. Presso l' Accademia soggiornarono anche studiosi illustri, come il matematico e astronomo Eucnosso di Cnido ed il medico Filistione di Locri. Per circa 20 anni Platone non si mosse da Atene, ma nel 367,morto Dionisio il Vecchio e successogli Dionisio il Giovane, fu invitato dallo zio di quest'ultimo, Dione, a tornare a Siracusa, ove avrebbe potuto insegnare la filosofia al giovane tiranno. Ma appena giunto, Platone trovò grave tensione nei rapporti tra Dionisio e Dione, il quale fu ben presto esiliato. Nel 365, scoppiata una guerra in Sicilia, Platone ne approfittò per tornare ad Atene.
Nonostante questa delusione, nel 361, persuaso dalle promesse di Dionisio di richiamare Dione dall'esilio, si recò nuovamente in Sicilia. Ma qui si rese ben presto conto dell'illusorietà delle promesse di Dionisio e dell'impossibilità di fare del tiranno un filosofo. Gli fu impedito di allontanarsi da Siracusa, sinchè egli riuscì ad avvertire Archita, il quale col pretesto di un'ambasceria inviò una nave per imbarcarlo. Nel 360 Platone potè così rientrare ad Atene. Nel 353 Dione, dopo essersi impadronito di Siracusa e aver cacciato Dionisio, fu assassinato da un gruppo di congiurati, a capo dei quali era l'ateniese Callippo. Nel 348 / 347 a.c. Platone morì ad Atene, mentre Filippo di Macedonia era già entrato in conflitto con la città.
Una curiosità finale: si è a lungo discusso sul suo soprannome (Platone, infatti, non è il suo vero nome): si è concordi sul fatto che derivi dall'aggettivo greco "platùs" (ampio).Vi è chi sostiene che l'aggettivo vada attribuito alla larghezza e alla fluità del suo stile, chi è invece del parere che sia dovuto alla sua fronte particolarmente ampia e chi sostiene che fosse un soprannome datogli dal suo insegnante di ginnastica a causa dell'ampiezza delle sue spalle.
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