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Franco Tassi
Camoscio d'Abruzzo
Acrobata delle rocce
Moroni Editore
Pag. 96 Formato: 16,5 x 25 cm. Anno: 2019 ISBN: 978-88-95999-79-1
€. 12.00
Se al Camoscio d'Abruzzo spetta il titolo di "Camoscio più bello del Mondo", è certo che il suo miracoloso salvataggio merita di essere raccontato.
Questo agile acrobata delle rocce era sul punto di scomparire per sempre al principio del secolo scorso, ridotto a circa 30 individui, braccati da ogni parte e rifugiati sulle inaccessibili balze della Camosciara.
Ma proprio allora lo spirito di conservazione della natura si risvegliò, salvandolo e creando nel 1922, per lui e per l'Orso marsicano, il Parco d'Abruzzo, primo Parco Nazionale italiano. Il suo vero trionfo, tuttavia, è stato celebrato solo un secolo più tardi.
Perché grazie a una serie di coraggiosi interventi, questo prezioso ungulato è tornato ad abitare le principali montagne dell'Appennino Centrale, rianimando il panorama e la vita dei nuovi Parchi Gran Sasso-Laga, Maiella, Monti Sibillini e Sirente-Velino.
Fino a realizzare il sogno impossibile: 2000x2000x2000. Avere, negli anni 2000, a quota 2000, sulle praterie d'altitudine, almeno 2000 individui.
Oggi sono già molti di più, e continuano ancora a crescere.
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Scheda dell'autore: Franco Tassi
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informazioni sull'Autore: Franco Tassi
Franco Tassi (Roma, 1938) è un biologo, entomologo e scrittore italiano.Si laurea in Scienze Biologiche nel 1962. Già docente di ecologia applicata alla facoltà di Veterinaria dell'Università di Napoli e di conservazione della natura all'Università di Camerino facoltà di Scienze Biologiche, dal 1967, e per oltre un ventennio, è stato tra i membri del Consiglio nazionale del WWF Italia, mentre nel 1977 è stato il promotore (e ne è, ancora oggi, il coordinatore) del Comitato parchi nazionali e riserve analoghe che, patrocinato dai Ministeri dell'Ambiente (dal 1987) e della Marina mercantile (dal 1988), raggruppa i responsabili di tutti i parchi nazionali.È noto soprattutto per essere stato direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise per oltre trenta anni, dal 1969 al 2002. Sotto la sua direzione, nel Parco abruzzese sono stati realizzati importanti interventi, tra i quali l'ampliamento del territorio protetto e l'istituzione della Zona di protezione esterna, che hanno rappresentano una netta discontinuità con le precedenti politiche di amministrazione, e che sono andate nella direzione di una tutela ambientale anche associata ad uno sviluppo delle arti, dei mestieri e delle costruzioni tradizionali come elemento di armonizzazione del tessuto socioeconomico dell'area protetta. Tale modello è venuto alla ribalta internazionale, in particolare negli anni Ottanta, per l'inaspettato indotto che vantavano i piccoli paesi del Parco. Secondo una tesi del 1998, per via di una gestione pragmatica, anche rivolta alla demolizione delle costruzioni abusive realizzate negli anni della speculazione edilizia, registratasi nel Parco Nazionale d'Abruzzo negli anni Sessanta, Franco Tassi sarebbe stato «l'uomo più denunciato d'Italia», con all'attivo (dato riferito al 1997) oltre 800 procedimenti giudiziari[5]. Nel 2002 il Consiglio di amministrazione dell'Ente Parco lo ha rimosso dal ruolo, poiché sarebbe venuto meno il rapporto fiduciario in relazione ad un'indagine della magistratura legata al ritrovamento di alcune microspie nella sala delle riunioni del Parco stesso[6]. L'accusa, tuttavia, si è dimostrata infondata[7]. Autore di numerose pubblicazioni di carattere sia scientifico che divulgativo sulle tematiche dell'ambiente e della conservazione della natura[8], si ricorda il lungo sodalizio formato con Fulco Pratesi per la stesura dei volumi monografici della nota collana Guida alla natura d'Italia edita dalla Arnoldo Mondadori.
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