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Giulio Cogni
Ahamannam - Io Sono Cibo
Essere universale di tutte le forme
Mediterranee
Pag. 128 Formato: 13,5 x 21,5 cm. Anno: 1983 ISBN: 978-88-272-0609-6
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Tutte le creature nascono dal cibo - inteso come alimento materiale e spirituale - in un continuo rito di sacrificio universale dell'Essere per la loro vita. Nella sua suprema significazione, la fame di cibo, nella forma sia fisica, sia spirituale, non è "fame" di questo o di quello, ma fame di armonia, cioè di Unità. Quando l'armonia è raggiunta, la "fame" apparentemente cessa, con la realizzazione dell'Unità energetica. Al di là delle forme e degli apparenti cibi, non vi è che la dualità erronea o l'Unità interiore raggiunta, cioè l'armonia in sé, di cui tutte le apparenti forme non sono che simboli.
Il bisogno di amare è anch'esso fame di Unità, sia che tu venga a me (mio cibo) sia che io mi dissolva in te (tuo cibo): nell'Unità raggiunta non c'è che l'Uno. In realtà, noi non siamo che immagini: ciò che realmente "è" è l'Essere. Di qui il significato supremo della frase di Cristo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue sta in me e io in lui". Nello stesso senso l'Autore interpreta il canto della Tattirya Upanishad: "Io sono il cibo... e colui che mangia il cibo... nel cuore dell'immortalità". La gioia dell'amore è nel donarsi alla "fame" dell'altro, e assumere il dono dell'altro, annullando l'io e l'altro nell'Uno.
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