Per migliaia di anni gli esseri umani sono vissuti in comunità di uguali, perfettamente inserite nell'ambiente, prevalentemente pacifiche, per le quali il sentimento del sacro era parte della cultura, delle relazioni e dei comportamenti quotidiani. Il legame tra tutti i viventi e gli elementi era profondamente radicato: tutto ciò che è "natura" era degno di rispetto e attentamente preservato. Lo testimoniano ritrovamenti preistorici, culture "indigene", usanze e riti sopravvissuti della civiltà contadina. Con il prevalere della società di guerra e dominio e l'inizio della divisione in classi, inizia la distruzione della natura. E poiché noi siamo natura, inizia anche la distruzione dell'umanità in un crescendo che si alimenta da sé: sfruttamento dell'uomo sull'uomo e distruzione della vita sono indivisibili come gemelli siamesi. Dal traffico di organi alla prostituzione infantile, dalle nuove schiavitù agli uteri in affitto, la vita umana diventa merce, così come l'acqua, le foreste, la terra. Una voce fuori dal coro offre al lettore elementi per una riflessione non superficiale, fornendogli un punto di vista eterodosso rispetto al pensiero unico dominante.