Italo Svevo
Italo Svevo (pseudonimo di Ettore Schmitz) nasce a Trieste il 19 dicembre 1861 in una benestante famiglia ebraica, da madre friulana e padre tedesco, compie gli studi medi in Baviera, dove completa l’apprendimento del tedesco. Causa il dissesto finanziario dell’impresa del padre, nel 1880 abbandona gli studi e trova impiego presso una banca dove rimarrà per vent’anni. Intanto nelle ore libere legge i maggiori classici europei, appassionandosi alla filosofia di Schopenhauer e più tardi al pensiero di Freud. Sposatosi con Livia Veneziani, nel 1899 entra nell’azienda del suocero, assumendone in seguito la direzione. Dopo varie pagine di apprendistato, nel 1890 pubblica sulla rivista “L’Indipendente”, un giornale di vaga ispirazione socialista, la novella L’assassinio di via Belpoggio. Il primo romanzo Una vita (1892) e il secondo Senilità (1898) passano pressoché inosservati. Per Svevo inizia un lungo periodo di silenzio, interrotto solo nel 1923 dal suo capolavoro La coscienza di Zeno, terzo capitolo di una ideale trilogia. Nel 1925 in seguito a una favorevole recensione di Eugenio Montale esplode il “caso Svevo”. L’anno seguente, grazie all’amicizia di James Joyce e ai lusinghieri articoli di Valéry Larbaud e Bénjamin Cremieux, la sua fama si estende anche all’estero. Tre le opere postume: La novella del buon vecchio e della bella fanciulla (1930), il romanzo breve Corto viaggio sentimentale (1949), il volume Saggi e pagine sparse (con frammenti per un possibile seguito della storia di Zeno, 1950) e sei Commedie (tra le quali Il marito, 1960). Muore il 13 settembre 1928 a Motta di Livenza, presso Treviso.
|
|