‟Se un denominatore comune hanno queste novelle, è l'atmosfera diffusa e il senso invincibile d'insicurezza dentro cui, volenti o nolenti, si muovono i personaggi. Le tecniche di scrittura sono diverse, e non c'è predominanza dell'una o dell'altra in un dato periodo creativo dell'autore: il quale probabilmente nella scelta si lasciava guidare dal soggetto della novella. Ciò spiega come mai, in un arco di tempo di poco più di due anni (1900-1902), compaiano l'una accanto all'altra la narrazione tradizionale (Geronimo il cieco) quella in discorso indiretto libero (L'estranea), quella in prima persona (La danzatrice greca) e il monologo interiore (Il sottotenente Gustl). La novella di Schnitzler ha uno svolgimento rapido e lineare, va dritta al suo punto culminante senza distrarsi in episodi o personaggi marginali; benché lo scioglimento sia spesso anticipato in apertura, la tensione non ne è diminuita perché il racconto si concentra tutto sulla dinamica che deve portare al punto preannunciato; inoltre nel corso della narrazione nuovi elementi vengono ad aggiungersi al quadro e pian piano lo alterano: non si tratta della preparazione di veri e propri colpi di scena, ma di correzioni visive, di precisazioni di dettagli, mediante le quali cresce la tensione che poi, in chiusura, precipita di colpo… Queste novità inaspettate (cui il genere novella deve del resto il nome) sono il prodotto di un graduale spostamento dell'asse del racconto, per effetto di cui quello che pareva l'evento centrale si trae indietro spingendo in piena luce un altro evento o un altro aspetto dello stesso evento; il senso di ambiguità e di sconcerto, tipico della narrativa di Schnitzler, ne risulta ulteriormente accresciuto.” (dall'Introduzione di Cesare De Marchi)