quattro libri dell’architettura (1570) rappresentano la summa architettonica del tardo Rinascimento e il distillato della sapienza di Palladio (di cui ricorrono, nel 2018, 510 anni dalla nascita): una sapienza empirica, costruttiva, raffinata, lungamente ricercata e modellata sul fondamentale exemplum di due illustri predecessori: Marco Vitruvio Pollione e Leon Battista Alberti. In nessun modo tuttavia Palladio può essere considerato un semplice imitatore: la materia architettonica trattata – quadripartita in dottrina classica degli ordini, edifici dei privati cittadini, costruzioni di pubblica utilità, architettura religiosa antica – pur prendendo avvio dall’attenta lettura e dal rilievo del patrimonio monumentale dei Romani, si è trasformata in invenzione originale. Il “nuovo” classico di Palladio è lontano da ogni neoclassicismo di maniera: ciò che vive nella sua architettura è un sistema di relazioni necessarie, perfettamente calcolate: proporzionalità in cui geometria e musica si armonizzano.