La festa è finita
A giudicare dal diluvio di dichiarazioni pubbliche sullo stato della nazione, ci troviamo nelle ultime fasi di una grave crisi economica che presenta una serie di spiacevoli caratteristiche tra le quali l'inflazione è la peggiore. Ci viene detto che dobbiamo tagliare il tasso d'inflazione della metà, così da essere più o meno in linea con i nostri concorrenti e per mettere noi stessi nella posizione di trarre vantaggio dalla ripresa economica mondiale fiduciosamente predetta per l'inizio del prossimo anno. In questo modo dovremmo essere in grado di saldare i nostri conti internazionali, addirittura iniziare a ripagare i nostri mostruosi debiti e, una volta che il petrolio del Mare del nord inizia a scorrere a fiumi, tornare sulla strada felice della crescita economica. Tutto ciò mi porta a declamare i seguenti versi:
Quando il PNL di nuovo crescerà
Tutti quanti più felici ci farà.
Questo tipo di ottimismo è sufficiente per deprimere anche l'animo più incrollabile. Dove saremo una volta tornati sulla "strada felice"? Sicuramente saremo in una posizione più pericolosa e insopportabile di qualche anno addietro. La tripla crisi (la crisi delle risorse, la crisi ecologica e la crisi sociale) sarà ancora con noi, in forma accentuata. Tutto sarà anche più fragile e vulnerabile.
La situazione attuale, sono sicuro, non ha niente in comune con nessuna delle "recessioni" o "depressioni" precedenti, tranne, ovviamente, alcuni dei sintomi quali la disoccupazione. Non fa parte di un ciclo, né si tratta di una "correzione" o di un "assestamento", nulla di tutto ciò: è la fine di un'era. Come disse in modo molto semplice Barbara Ward circa un anno fa: "La festa è finita".
Che tipo di festa era? Era una festa riservata principalmente ad una piccola minoranza di paesi e ad una piccola (sebbene in crescita) minoranza in questi paesi, e la gran parte delle persone che fornivano i beni e i servizi affinché la festa proseguisse erano più o meno lasciati fuori. Ci siamo fatti abbindolare da tre illusioni:
Primo, l'illusione di una disponibilità inesauribile di combustibili e materie prime a poco prezzo.
Secondo, l'illusione di una disponibilità quasi ugualmente inesauribile di manodopera disposta a svolgere lavori noiosi, ripetitivi e devastanti per lo spirito in cambio di compensi molto modesti.
Terzo, l'illusione che la Scienza e la Tecnologia avrebbero reso in breve tempo tutti così ricchi che non rimaneva più alcun problema tranne quello di cosa diavolo fare con tutto il nostro agio e benessere.
Questi tre ingannevoli intrattenitori, che hanno organizzato la festa in questo modo, non ci sono più, sono scomparsi completamente, tutti e tre: hanno gettato un incantesimo su di noi, ci hanno deviato. Ad oggi sembra ancora più incredibile il fatto di esserci cascati e di aver creduto a ciò che dicevano. Ma ci stiamo svegliando. Anche se siamo circondati da una gran quantità di detriti tuttavia l'incantesimo è ancora presente in un modo molto sottile: gran parte di ciò che facciamo e diciamo si basa ancora sull'assunto implicito che i tre intrattenitori presto torneranno e la festa ricomincerà.
Invece, tutti sappiamo che i tre intrattenitori non ritorneranno. La festa è finita. Ma siccome sarebbe troppo arduo e forse anche troppo sconvolgente pensare e sviluppare qualcosa di nuovo, ad esempio un nuovo stile di vita, preferiamo indulgere in quel grande e riassicurante esercizio psicologico giustamente chiamato "rifiuto della consapevolezza".
Questa deplorevole condizione non è confinata alla sola Gran Bretagna. Ho appena letto il resoconto integrale di un incontro ad alto livello tenutosi in Germania qualche mese fa alla presenza non solo del Cancelliere Schmidt ma anche del presidente della Banca Centrale tedesca insieme ad economisti, diplomatici e amministratori di fama mondiale, in cui non c'era neppure il minimo segno di altro desiderio che tornare il più velocemente possibile ai trend degli anni '50 e '60, come se le crisi attuali fossero il risultato di un qualche tipo di incidente stradale internazionale e non l'inevitabile conseguenza proprio di questi trend.
Un simile "rifiuto della consapevolezza" può essere osservato anche in altri campi, come le scienze naturali. Anche qui "la festa è finita". È stata una festa molto particolare, un'orgia di nichilismo, una celebrazione delle supposte scoperte scientifiche secondo le quali non ci sono valori, scopi, significati. La razza umana non è nient'altro che un incidente cosmico (che avrebbe potuto benissimo verificarsi anche in altre parti dell'Universo) e la "materia"icati. io che toprnaee della Banca Centrale tedescaeguisse erano più o meno la o "energia" irrazionale è la realtà prima. Quando la festa era ancora in pieno svolgimento, forse il documento più venerato era la seconda legge della termodinamica, o la Legge dell'entropia, secondo la quale tutto si "esaurisce" (a meno che non si alimenti alle spalle di qualcos'altro) e che l'intero Universo deve inevitabilmente finire nella morte e nella distruzione. Theodore Roszak non concorda con gli scienziati su questo punto e chiede:
"Perché mai hanno fatto una cosa così ridicola? Forse perché l'entropia è nichilistica puntando verso la morte e la distruzione universale supportando così l'idea di un universo alieno, umanamente senza significato, un universo impassibilmente e impersonalmente a disposizione dello studio distaccato e della manipolazione...Procedere analiticamente dal grande al piccolo, ridurre la qualità alla quantità, escludere cause finali, assumere la radicale obiettività della natura: queste non sono ipotesi che dobbiamo verificare, ma, nell'insieme, è la scienza, o almeno la scienza come l'abbiamo conosciuta nell'occidente dai tempi di Galileo".
Ovunque oggi sono visibili i segni che mostrano come la scienza abbia raggiunto il termine di questa particolare era. La dimostrazione giunge da ogni parte: la fisica e la chimica sono solo una specie di "substrato" di fenomeni e devono essere viste come al servizio di forze più elevate quando si toccano temi quali la vita, l'intelligenza e la consapevolezza. Questa prova, tuttavia, non è mai mancata ai filosofi naturali e a innumerevoli altri che ritengono, a proposito di loro stessi, di possedere nient'altro che un normale buonsenso. Ma ora proviene anche dagli scienziati stessi giacché guardano la natura in modo ravvicinato e scoprono che è impossibile inserire la natura nelle loro strutture di pensiero materialistiche.
Il risultato è un diluvio crescente di pubblicazioni del quale La vita segreta delle piante di Peter Tompkins e Christopher Bird potrebbe essere preso come giusto rappresentante. Nel libro vengono riportati innumerevoli esperimenti che non possono essere spiegati dalla scienza ortodossa. Incidentalmente, sono anche pieni di orribili storie di persecuzione a danno di persone d'ingegno le cui scoperte scientifiche erano troppo originali per essere accettate. (I campi dove sembra esserci stata più intolleranza sono Medicina e Agricoltura).
Ciò che è così bizzarro e, sembra, inaccettabile, riguardo a questi esperimenti è il fatto che raggiungano risultati sostanziali in maniera non violenta, vale a dire, con solo il minimo apporto di energia o di altre sostanze, in contrasto totale con le tecnologie che derivano dalla scienza ortodossa che tende ad essere estremamente violenta e che richiede apporti molto elevati, sopratutto di energia.
La letteratura disponibile oggi contiene così tante indicazioni di nuove possibilità di guarigione ad esempio, o di nuovi modi di coltivare che uno penserebbe che gli scienziati in questi campi fossero all'apice del fermento e dell'eccitazione intellettuale e sarebbero stati impazienti di intraprendere lo studio di queste nuove linee di pensiero. Purtroppo però niente di tutto ciò sta accadendo, tranne nel caso di alcuni intrepidi pionieri. L'establishment scientifico pratica l'arte del "rifiuto della consapevolezza" alla perfezione.
Ciononostante, bisogna essere ottimisti. Le pressioni montano e le difese costruite dal rifiuto della consapevolezza lentamente arretrano. Una volta che capiamo il significato della nostra crisi economica saremo in grado di sapere cosa è necessario fare e una volta che capiamo il significato della nostra crisi scientifica saremo in grado trovare il modo per farlo.
Ovviamente è necessario occuparsi dell'inflazione e di tutti gli altri problemi effimeri che ci turbano, ma ciò non assicurerà la nostra sopravvivenza. La sopravvivenza dipenderà dalla nostra capacità di superare il "rifiuto della consapevolezza" che difende filosofie totalmente anacronistiche di "progresso economico" e "verità scientifica" come se fossero, per citare Bertrand Russell, "se non proprio fuori discussione…quasi certe, che nessuna filosofia che le rifiuta può sperare di resistere loro". Si ricorderà che Russell giunse alla conclusione che "solo sulla ferma convinzione di un'irremovibile disperazione sarà possibile costruire con sicurezza l'abitazione dell'anima".
Coloro che si renderanno conto, tanto nell'economia quanto nella scienza, che abbiamo raggiunto la fine di un'era, non hanno motivo di "irremovibile disperazione". La vecchia struttura svanisce e quella nuova è già pronta. Ma ci vorrà molto lavoro onesto per rendersi conto delle possibilità che si stanno ora aprendo.