Dalla sua nascita, e per molto tempo, Internet è sempre stato uno spazio in cui chiunque poteva dire e fare ciò che voleva. Poi, una mattina, ci siamo svegliati in 1984. È il 2020, primo lockdown. I social network e le piattaforme digitali, fino a quel momento, si erano limitati a una censura molto leggera, oscurando contenuti palesemente illegali che avrebbero turbato l’opinione pubblica in maniera inequivocabile, come gli atti di bullismo o le riprese di violenza. Di punto in bianco, virano in una direzione completamente diversa. Iniziano a oscurare profili e pagine social, censurare post, articoli, contenuti e video. Canali YouTube demonetizzati o persino cancellati. È stato impedito di pubblicare, commentare. Contenuti già pubblicati sono stati eliminati. Situazioni di questo genere si sono moltiplicate sempre di più negli ultimi mesi, sui social, sulle piattaforme video, sui blog, inibendo il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero.