Una sera, all’improvviso, Marina sviene. Si riprende e sviene ancora. E poi di nuovo. Il malessere le stringe la gola, le spezza il respiro e sembra coglierla alla sprovvista, ma in realtà sono almeno due anni che soffre di vertigini, tachicardia, nausea e insonnia. Sa di cosa si tratta: è l’ansia, sua compagna di vita dai tempi dell’università. Ha imparato a riconoscerla, eppure ha cercato di ignorarla, convinta di poter stringere i denti e tirare avanti imponendosi di essere forte. È quello che, secondo una famosa metafora, succede alla rana: se viene messa nell’acqua tiepida con la fiamma bassa, non avverte il calore, si adatta e finisce bollita, senza trovare la forza di reagire.