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Aurobindo e Mère
L'Essere Psichico
La persona segreta
Lilaurora
Pag. 240 Formato: 15 x 19 cm. Anno: 2002 ISBN: 978-88-88508-03-1
€. 24.00
Dalla vastità delle opere di Aurobindo e Mere una raccolta di preziosi brani dei loro insegnamenti, accuratamente scelti da A.S. Dalal, sul significato e la natura dell'Essere Psichico, il ruolo, la funzione e l'azione dello psichico, la sua crescita e sviluppo, la sadhana, la vita dopo la morte e la rinascita.
Niente può cambiare la vita come un momento psichico. Sri Aurobindo e Mére insistono tanto sulla trasformazione psichica come una prima necessità. Altre esperienze e altre visioni possono arricchire la coscienza, ma non purificano la natura. Solo la trasformazione psichica cambia la natura. I suoi strumenti sono Bhakti, la Devozione e L'Arrendersi, Dono di Sè. Se qualcuno dicesse che ha poco tempo per leggere gli consiglieremmo questo libro.
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Scheda dell'autore: Aurobindo e Mère
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informazioni sull'Autore: Aurobindo e Mère
Aurobindo La vita Aurobindo Ghosh, terzogènito di cinque figli, nasce a Calcutta all’alba del 15 agosto 1872. Suo padre a sette anni lo invia in Inghilterra a "studiare seriamente", come allora si usava. Dotato di una straordinaria intelligenza, fra molteplici difficoltà materiali, assimila rapidamente, a Mancester, Londra e poi a Cambridge, la letteratura greca e latina sui testi originali. Apprende perfettamente la lingua inglese. Studia per proprio conto francese, italiano, tedesco, spagnolo, ma scopre anche il sanscrito ed il bengalese, sua lingua natale, prendendo coscienza dello stato socio-politico della patria natia: l'India sotto il dominio coloniale inglese.
Nel 1893 a 21 anni con una laurea in tasca, ritorna in patria. Si immerge ancor più nello studio del sanscrito, del bengalese e di altri idiomi indiani moderni, ma inizia anche ad occuparsi di politica. Dopo alcuni anni passati a Baroda come segretario del Marajà e professore di francese all'università, Aurobindo si trasferisce a Calcutta per darsi completamente alla lotta politica volta all'affrancamento della India dal giogo britannico. Nel 1904, colpito dal potere di guarigione dimostrato da un Sadhu (monaco itinerante) nel guarire suo fratello Barin morente, intraprende, allo scopo di acquisire maggior potere sulle dinamiche della realtà materiale, la pratica dello Yoga. Nel Dicembre 1907 chiede e riceve l'iniziazione di un bhakti yogi (yogi della devozione) Visnù Baskar Lele, conquistando in tre giorni il silenzio della mente, ed il Nirvana. Aravinda Gosh l’uomo muore, nasce Sri Aurobindo.
Tuttavia Sri Aurobindo non si ritira dal mondo, intensifica contrariamente gli incontri politici con nuova energia e rinnovata visione. Diviene rapidamente un temuto nemico degli inglesi che faranno di tutto per poterlo fermare. Nel maggio 1908, infatti, viene arrestato dalla polizia britannica con l'accusa di aver partecipato ad un attentato; resta imprigionato nel carcere di Alipore un anno in attesa di un processo che incredibilmente lo vedrà assolto. Il periodo di detenzione forzata, permette a Sri Aurobindo di dedicarsi allo yoga in modo più intenso e concentrato. Vive un anno di profonde esperienze di cui la più importante è la realizzazione del Divino Immanente in ogni cosa. Scarcerato, dopo le esperienze in prigione, sente che l'impegno politico sta per terminare e che un altro lavoro più alto lo attende. Nel contempo deve ben guardarsi dalla polizia segreta britannica che, non vinta, attende il momento propizio per catturarlo e farlo sparire fisicamente dalla scena politica. Il 4 aprile 1910 infatti, con la polizia alle calcagna, fugge segretamente dal porto di Chandernagore, vicino Calcutta, con un fedele amico e discepolo, alla volta di Pondicherry, allora protettorato francese, dove lo attendono altri giovanissimi fedeli amici.
Per tre mesi Sri Aurobindo fa vita da recluso, non vuole visite, resta in silenzio. Vi sono tuttavia delle eccezioni: due incontri con un politico francese tale Paul Richard, venuto a Pondicherry da Parigi per guidare una campagna elettorale. Gli interessi di Richard in effetti non erano soltanto politici, l'occultismo ed i misteri esoterici lo affascinavano. L'incontro fra Sri Aurobindo e Paul Richard ha conseguenze amplissime e fondamentali.
Quattro anni dopo, nel marzo 1914, per la propria candidatura elettorale ritorna a Pondicherry con sua moglie Mira Alfassa ed un progetto: convincere Sri Aurobindo a pubblicare insieme una rivista di grande sintesi filosofica e spirituale per l'occidente. Sri Aurobindo accetta e dal 1914 al 1921 prende vita l'Arya che nasce col primo numero il 15 agosto 1914, giorno dei 42 anni di Sri Aurobindo. Scrive cinquemila pagine, nascono capolavori come The Life Divine, The Synthesis of Yoga, Essays on the Gita. Ma ancor più che l'incontro con Richard si rivela di fondamentale importanza la conoscenza della moglie Mirra Alfassa che diverrà, più tardi la sua controparte nel lavoro yogico da lui intrapreso e che chiamerà Mère, la Madre.
Nel Novembre del 1920 un uragano infrange il tetto della casa di Mirra, mettendola in pericolo, Sri Aurobindo la invita a rifugiarsi presso di lui. Mirra entra ufficialmente a far parte del gruppo che vive intorno a Sri Aurobindo e non lo lascerà mai più. Una simbiosi di magnifiche realizzazioni spirituali seguiranno. Mirra si prende cura della vita pratica del maestro e del gruppo di discepoli, dando la possibilità a Sri Aurobindo di dedicarsi completamente al suo lavoro yogico, nasce Mère, la Madre. Nel 1926 Sri Aurobindo, attorno al quale ormai si è raccolto un consistente numero di ricercatori spirituali indiani e occidentali, decide di ritirarsi al fine di poter penetrare nelle radici del problema della trasformazione interiore ed esteriore dell'uomo, calarsi cioè nelle più oscure parti della materia, gli strati più incoscienti e primordiali dell'essere, per svelare anche laggiù la stessa luminosa Forza supramentale divina.
L'Ashram, ormai nato, è tutto nelle mani della Madre, esso crescerà e si espanderà. Sri Aurobindo chiuso nella sua stanza - vi resterà tutto il resto della sua vita senza più uscirne - si batte contro i Poteri delle Tenebre, insufflando con altissime alchimie sottili la sua forza interiore e spirituale sugli eventi mondiali. Seguirà le migliaia di discepoli, che lo seguono convinti; la Madre definisce questo insieme di persone "campionario delle resistenze della Terra".
Scrive Savitri un immenso poema mantrico, trentunomila versi, dove, in forma divinamente ispirata, descrive simbolicamente tutto il lavoro che la trasformazione comporta, lavoro immenso che lo vedrà,quasi completamente cieco, impegnato nella stesura fino al termine della sua vita. Il 5 dicembre del 1950 lascia il corpo (Samadhi), “per andare a lavorare dall'altra parte", come egli aveva detto alla Madre, per affrettare la venuta del Sopramentale, lasciando Lei come legame fisico necessario al compimento del lavoro. Infatti le condizioni a cui la Terra e la sua umanità sono giunte hanno determinato l’inderogabile bisogno di una vitale svolta per un cambiamento di stato non più rinviabile.
Mère Il suo nome d'origine è Mirra Alfassa (1878-1973) e nasce a Parigi da padre turco e da madre egiziana. Plurilaureata e di formazione scientifico-materialistica, interessata al mistero della Materia, approda presto in India dove vi rimarrà per il resto della sua vita sempre ricercando la verifica ad una straordinaria ipotesi: il nuovo salto evolutivo sarà cosciente e avverrà se saremo capaci, pochi o tanti, di liberare e di purificare le nostre cellule dal loro asservimento allo "stupido" e millennario programma di morte.
Mère era convinta che tutte le conoscenze razionali, le filosofie, le scienze e le religioni ecc. non fossero di alcuna utilità all'evoluzione innestandosi in un corpo che resta obbediente nelle sue cellule al programma di morte che tutto invalida. Mère conosce e percepisce la Totalità. Non ama la scissione nè l'idea di uno Spirito altro da questo mondo materiale. Il mistero e la via d'uscita dai limiti della materia sono nascosti proprio nel mondo materiale. "A noi spetta di trovare la via o tutto resta Menzogna", resta la malattia, resta la pesantezza, l'opacità, la morte e il bisogno di un al di là consolatorio. Occorre decondizionarsi e liberarsi di ogni "sovrastruttura" per incontrare l'"Orrenda Cosa": "il corpo vivo e basta, poroso, che si fa attraversare da tutto". E quando ci si arriva non si può che proseguire nella ricerca essendo insostenibile il dolore o l'energia che a questo punto si sperimenta. Il corpo non è più un corpo privato e personale ma è Il Corpo materiale del mondo. Mère racconta l'esperienza vissuta di infinito dolore proveniente "dalle cattive vibrazioni del mondo", e dalle altrui menzogne contro le quali, in questo stato coscienziale, non aveva alcuna difesa (nè voleva averne!).
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