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Tugendhat Ernst
Egocentricità e Mistica
Studio antropologico
Bollati Boringhieri
Pag. 157 Formato: 14,5 x 21,7 cm. Anno: 2010 ISBN: 978-88-339-2137-2
€. 16.00 €. 15.20 (-5%)
L’io non è una sostanza, è una parola. Ma una parola dal rango particolarissimo, senza la quale il mondo umano semplicemente non esisterebbe. Grazie a quel monosillabo si articola il linguaggio proposizionale e viene tracciata la linea di demarcazione tra la nostra specie e gli altri animali. Da maestro della filosofia analitica, Ernst Tugendhat prende le mosse di qui: in un saggio di smagliante acutezza chiarisce le fondamentali implicazioni antropologiche ed etiche dell’atto linguistico di dire «io». Innanzi tutto, dicendo «io» ciascuno di noi si pone al centro, nel senso che dichiara di avere al contempo coscienza di se stesso come centro e coscienza di altri centri, di altri esseri indipendenti dotati di un analogo statuto di realtà. Questa «egocentricità» – il riferirsi a sé che costituisce l’umano in quanto tale – non è in alcun modo eludibile, tanto da rimanere inalterata anche in una morale dell’abnegazione, che faccia del bene altrui il proprio scopo. Com’è possibile allora la mistica, il cui esercizio è finalizzato a ritrarsi da sé, a indebolire l’ancoraggio dell’io, a rinunciare a un fare intenzionato?
Tugendhat ha il merito di concentrarsi sul paradosso apparente di «essere egocentricamente impegnati a distaccarsi dalla propria egocentricità», anzi di ritenerlo illuminante per l’intera questione. Perciò guarda a Oriente, dove buddhismo e taoismo, mistiche non religiose, insegnano a depotenziare i propri desideri, più che a Occidente e a una religiosità che invece li proietta al di fuori, in entità personali sovrumane oggetto di suppliche e devozioni. Ecco un ulteriore motivo per apprezzare questo libro: un filosofo laico, radicato in una tradizione di pensiero che di solito non incrocia la spiritualità, affronta in modo originale le esperienze racchiuse nella «via mistica».
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Scheda dell'autore: Tugendhat Ernst
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informazioni sull'Autore: Tugendhat Ernst
Ernst Tugendhat (Brno, 1930), appartenente a una famiglia ebraica fuggita dalla Cecoslovacchia nel 1938, ha insegnato Filosofia all’Università di Heidelberg (1966-75), alla Freie Universität di Berlino (1980-92), di cui ora è professore emerito, e in seguito a Santiago del Cile, Vienna e Praga, come visiting professor. Studioso di Aristotele (Ti kata tinos. Eine Untersuchung zu Struktur und Ursprung aristotelischer Grundbegriffe, 1958), Husserl e Heidegger (Die Wahrheitsbegriff bei Husserl und Heidegger, 1967), è il maggior esponente della tradizione analitica all’interno della filosofia tedesca contemporanea. Nel 2005 ha vinto il Meister Eckhart Prize. Nei suoi saggi riflette su filosofia del linguaggio, antropologia filosofica, etica, teoria dell’azione; l’ultimo è Anthropologie statt Metaphysik (2007). In traduzione italiana sono apparsi: Problemi di etica (1987), Introduzione alla filosofia analitica, a cura di Carlo Penco (1989), Autocoscienza e autoderminazione. Interpretazioni analitiche (1997).
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