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Bharthari
Sulla Saggezza Mondana, sull'Amore e sulla Rinuncia
Adelphi
Pag. 261 Formato: 14 x 22 cm. Anno: 1989 ISBN: 978-88-459-0698-5
€. 12.39 €. 11.77 (-5%)
Noi non sappiamo chi fosse Bhartrhari e solo con azzardo possiamo dire quando visse (fra il I e il V secolo d.C.). Ma queste strofe Sulla saggezza mondana, sull’amore e sulla rinuncia ci sono rimaste come la fragranza stessa della civiltà indiana. Fanciulle dal seno opulento e dagli occhi di cerbiatta, sovrani rapaci, mercanti e mendicanti si alternano fuggevolmente sulla scena di questi versi. Ma una sola voce ci parla: pacata, sinuosa negli ornamenti verbali, dolcemente autorevole. E ci dice le cose più contrastanti: le donne e le loro seduzioni sono la porta dell’inferno; però è falsa saggezza quella di chi le dispregia, perché anche in paradiso ritroverà le ninfe.
Il mondo è impermanente e vuoto; ma come stornare dalla mente il desiderio che vuole quelle effimere cose del mondo? E così avanti. Tutto ciò che per noi appare innanzitutto come contraddizione, per la poesia indiana era innanzitutto sequenza di «sapori» (rasa). E di sapori si compone la poesia. Bhartrhari ne dispiega un ventaglio variegato: dalle asciutte sentenze di chi conosce il corso delle cose mondane sino alle immagini sontuose di chi è inebriato dall’eros; infine, sino alle affilate sentenze di chi si è liberato dai vincoli. E, dietro a tutti questi enunciati discordanti, ritroviamo la suprema discordanza, che l’India ha affermato sin dalle origini: quella fra un assoluto inscalfibile (brahman) e l’impermanenza del mondo, dove «non vi è nulla che non sia divorato da qualcosa».
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Scheda dell'autore: Bharthari
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informazioni sull'Autore: Bharthari
Bhartṛhari (600 – 651) è stato un poeta, scrittore e grammatico indiano in lingua sanscrita.Poche sono le notizie certe inerenti alla sua vita: fu sicuramente una delle prime figure di linguista, grammatico e teorico indiano, citato dal viaggiatore pellegrino cinese I-tsing, secondo il quale Bhartṛhari si sarebbe fatto sette volte monaco buddista e per altrettante volte avrebbe ceduto alle passioni della carne e mondane.Questa ipotesi non pare del tutto priva di fondamento poiché leggendo con attenzione le sue opere principali, ossia le tre centurie poetiche dedicate rispettivamente all'amore (Nītśataka), alla pratica morale (Śṛṅgāraśataka) e alla rinuncia dei piaceri del mondo (Vairāgyaśataka), raccolte sotto il titolo unico di Śatakatraya ("Le tre centurie"), appare evidente il contrasto fra i desideri carnali e l'esaltazione delle grazie femminili espressi nella prima, la convinzione della vanità e vacuità di esse sostenuta nella seconda e l'aspirazione alla castità e all'ascetismo manifestata nell'ultima. In tutte le sue opere, però, lo scrittore non rivelò apertamente nessuna conversione al buddismo, ma anzi confermò le tendenze vedantiste. È stato anche uno dei primi autori indiani ad essere conosciuto in Europa, grazie alla traduzione in olandese eseguita dal missionario calvinista Abraham Roger, stampata a Leida nel lontano 1651. Nella lingua italiana si annovera la versione completa tradotta da U.Norsa del 1933 intitolata: Bhartrhari. Le tre centurie. In base ad una leggenda popolare, Bhartṛhari viene identificato con un re che, dopo aver abbandonato la moglie per concedersi alla dissolutezza della vita, si ritirò in un eremo per svolgere una attività ascetica solitaria.
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