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Per una scienza dell'umano
Stiamo vivendo nel nostro tempo l'esperienza drammatica dello sprofondamento. E la cultura non ci protegge dalla barbarie. Anzi, i successi scientifici e tecnologici mettono sempre più a nudo l'esigenza di salvaguardare l'umanità dell'uomo. Le varie scienze, infatti, seguendo la china del proprio metodo, tendono a ridurre l'uomo a un oggetto e a trasformare ogni aspetto della realtà e dell'esperienza umana in semplice "cosa". L'egemonia della dimensione economica nelle società occidentali fa sì che il denaro diventi il linguaggio dell'oggettivazione universale. D'altra parte, le enormi possibilità manipolative aperte dalla tecnologia influenzano gran parte del sapere contemporaneo, che tende sempre più a considerare la coscienza come il risultato di meccanismi neurocerebrali. Ecco perché s'impone la domanda se sia possibile una conoscenza dell'umano che abbia il rigore della scienza, ma al tempo stesso non dimentichi che l'uomo è un'esistenza aperta e in relazione e non pretenda ridurlo o addirittura violarlo. per essere fedele al rigore, una simile scienza dell'umano è sospinta verso un atteggiamento di ascolto e l'intuizione di una luce che sostiene l'umanità dell'uomo. Contributi di Maurice Bellet, Carlo Brutti, Roberto Mancini, Sergio Moravia
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