
In questo Argomento
- Esoterismo
- Alchimia
- Angeli
- Antroposofia
- Archeologia misteriosa
- Astrologia
- Cabala
- Carte e oracoli
- Channeling
- Divinazione
- Ermetismo
- Esoterismo
- Fate Elfi e Gnomi
- Magia
- Martinismo
- Massoneria
- Medianità
- Misticismo
- Miti e Simboli
- New age
- Numerologia
- Parapsicologia
- Pranoterapia
- Radiestesia
- Reincarnazione
- René Guénon
- Ricerca spirituale
- Romanzi Esoterici
- Rosacroce
- Sciamanesimo
- Tarocchi
- Templari e Graal
- Teosofia
- Wicca
La Pratica del Selvatico
buono selvatico sacro
“Le nostre capacità, le nostre opere, sono solo minuscoli riflessi del mondo selvatico, il cui ordine è innato e libero. Nessuna esperienza è paragonabile a quella di abbandonare il sentiero e dirigersi verso una parte nuova del territorio. Non per la novità in sé, ma per provare la sensazione del ritorno a casa, alla totalità del nostro ambiente. “Fuori dal sentiero” è un altro nome della Via, e nel vagabondare fuori dal sentiero sta la pratica del selvatico. Laddove - paradossalmente - svolgiamo il nostro lavoro migliore. Ma i sentieri e le vie sono necessari e li manterremo sempre. Bisogna prima camminare sul sentiero, per poi svoltare e inoltrarsi nel selvatico”. “… si tratta di capire la differenza di significato, sottile ma cruciale, fra natura e selvatico. La natura, si dice, è oggetto della scienza: può essere studiata in profondità, per esempio dalla microbiologia. Il selvatico invece non è trasformabile in oggetto o in soggetto: per avvicinarsi a esso dobbiamo accettarlo internamente, come qualità intrinseca di ciò che siamo. La natura, in definitiva, non è affatto minacciata; la wilderness sì. Il selvatico è indistruttibile, ma possiamo non essere più in grado di vederlo”. “Vivere in una cultura della wilderness è sempre stato un aspetto fondamentale dell’esperienza umana. Per centinaia di migliaia di anni non c’è stata wilderness senza qualche forma di presenza umana. La natura non è un posto da visitare, è casa nostra”.
Lo trovi in: