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Il mito del mago
La tesi di fondo di questo volume echeggia la perennis philosophia di Leibniz, ovvero la teoria di un sapere più antico di ogni scienza e di un culto più antico di ogni religione. Quindi la magia come residuo, frammento di una cultura perduta. A ciò allude da sempre la dottrina sincretista tra il furore e lo scherno dei suoi avversari, ma la Butier si guarda bene dall'immischiarsi nella contesa davvero eterna tra i seguaci dell'"esoterismo comparato", secondo l'efficace espressione di Schuré, e quelli che potremmo definire i "saperi forti" di ogni tempo. Le basta semplicemente registrare l'impatto dell'archetipo del Mago sulla tradizione letteraria, dalle origini mesopotamiche e antico-giudaiche, attraverso il variegato corpus delle leggende medievali e rinascimentali, fino alla narrativa contemporanea.
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